Capitolo 12 (Parte I): Sabotare l’educazione
Indice dei contenuti
Introduzione
1. Lo Spettro del Comunismo nelle Università occidentali
a. L’inclinazione delle Università verso le ideologie di Sinistra
b. Rimodellare l’Università tradizionale con l’ideologia comunista
• Come la rivoluzione occupa la conversazione nelle discipline umanistiche in America
• Le teorie comuniste sono ovunque nel mondo accademico
• La politicizzazione della ricerca letteraria
• L’ideologia marxista
• Marxismo Postmoderno
c. Utilizzare i nuovi campi accademici per promuovere l’infiltrazione ideologica di Sinistra
d. Promuovere l’estremismo di Sinistra
e. Negare le grandi tradizioni americane
f. La lotta contro i testi classici della civiltà occidentale
g. Monopolizzare i libri di testo e gli studi umanistici
h. L’Università della “Rieducazione”: lavaggio del cervello e corruzione della morale
Note bibliografiche
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Introduzione
L’istruzione svolge un ruolo importante nel promuovere il benessere individuale e l’autorealizzazione, mantenendo la stabilità sociale e assicurando il futuro di una Nazione. Nessuna grande civiltà nella storia dell’umanità ha preso l’istruzione alla leggera.
L’obiettivo dell’educazione è quello di mantenere gli standard morali dell’umanità e preservare la cultura trasmessa dalle divinità all’Umanità. È il mezzo tramite il quale arte e conoscenza vengono impartite ed esprime le modalità con le quali le persone interagiscono tra loro.
Tradizionalmente le persone ben educate rispettano il Cielo, credono in Dio e seguono la virtù della benevolenza. Possiedono una vasta conoscenza della cultura tradizionale e padroneggiano uno o più mestieri. Dedicandosi alle loro vocazioni, credono nell’importanza di trattare gli altri con gentilezza. Svolgono il ruolo di pilastri della società, guardiani della civiltà e rappresentano le élite di un Paese. Con il loro straordinario carattere e comportamento si guadagnano il sostegno delle divinità e ricevono benedizioni.
Per distruggere l’Umanità, lo Spettro del Comunismo mira a spezzare i legami tra gli esseri umani e Dio. Attaccare e distruggere l’educazione tradizionale è un passo indispensabile: il Comunismo ha quindi adottato strategie differenti, per colpire i Paesi in Oriente e in Occidente.
Nei Paesi orientali, dove le tradizioni culturali sono profondamente radicate, non è sufficiente usare le menzogne per ingannare un intero popolo. Per questo si è reso necessario il massacro sistematico delle élite tradizionali, così da impedire fisicamente la trasmissione del patrimonio culturale alla generazione successiva, bombardando allo stesso tempo il resto della popolazione con un’incessante propaganda.
La Storia e le radici della cultura occidentale, dalle manifestazioni relativamente più dirette e tangibili rispetto all’Oriente, hanno dato al Comunismo un terreno fertile per contaminare in modo subdolo le società e colpire il settore educativo. La corruzione intellettuale subìta dai giovani occidentali è molto più grave se paragonata a quello che è accaduto ad esempio in Cina.
Nel 2016 il risultato delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti ha sbalordito molte persone — in particolare i giovani studenti universitari — a causa della costante diffamazione dei maggiori mezzi di comunicazione nei confronti dei candidati conservatori, assieme a una serie di sondaggi fuorvianti condotti prima del voto.
In seguito alla vittoria di Donald Trump nelle Università degli Stati Uniti si è fatto strada un fenomeno che può apparire ridicolo a prima vista. Alcuni studenti hanno chiesto alle autorità scolastiche — e ottenuto — di non partecipare alle lezioni o di rimandare gli esami. La causa? Lo stress emotivo e l’ansia che ritengono di sentire in seguito al risultato delle elezioni.
Al fine di alleviare i “traumi emotivi” sofferti dagli studenti, alcune prestigiose scuole negli Stai Uniti hanno organizzato varie “attività terapeutiche”. Tra queste: giocare con il pongo, con i mattoncini per le costruzioni, fare i disegni con i pastelli, soffiare le bolle di sapone. Alcune scuole hanno anche messo a disposizione animali da compagnia come gatti e cani, così che gli studenti potessero trarne conforto. Molte Università hanno fornito consulenze psicologiche e gruppi di sostegno che hanno chiamato “recupero post-elezione” o “supporto post-elezione”. [1]
Se un regolare processo democratico, quale l’elezione del Presidente degli Stati Uniti, diventa più terrificante di un disastro naturale o di un attacco terroristico, dimostra il totale fallimento del sistema educativo americano. Gli studenti universitari, che dovrebbero essere maturi e razionali, sono diventati intolleranti e infantili di fronte al cambiamento e alle avversità.
Il crollo dell’istruzione americana è una delle cose più angoscianti successe in America negli ultimi decenni. È un segnale che la missione dello Spettro del Comunismo — infiltrarsi e corrompere la società occidentale dall’interno — ha avuto successo.
Questo capitolo si concentra principalmente sugli Stati Uniti per mostrare un esempio di come l’educazione nelle società libere sia stata danneggiata dal Comunismo. Il lettore può applicare la stessa logica per comprendere come l’ambito educativo sia stato colpito, in modo simile, anche in altri Paesi.
L’infiltrazione comunista nell’educazione americana si manifesta in almeno cinque aree.
- Promuovere direttamente l’ideologia comunista tra i giovani: l’ideologia comunista ha gradualmente assunto il controllo del mondo accademico occidentale; non solo si è infiltrata all’interno di importanti campi di studio tradizionali ma ha istituito anche nuove “scienze”, riconducibili alla sua influenza ideologica. Letteratura, storia, filosofia, scienze sociali, antropologia, giurisprudenza, arti multimediali e altre specializzazioni sono state inondate da vari elementi, originati dalla teoria marxista; allo stesso tempo, il concetto di “politicamente corretto” è lo strumento usato per censurare il libero pensiero nei poli universitari.
- Ridurre l’interesse delle nuove generazioni verso la cultura tradizionale: la cultura e il pensiero tradizionale, la realtà della Storia e la letteratura classica vengono calunniate ed emarginate in modi diversi.
- Abbassare gli standard scolastici a partire dalle scuole materne ed elementari: poiché l’istruzione è stata progressivamente semplificata, gli studenti delle nuove generazioni stanno diventando meno alfabetizzati e con ridotte capacità di calcolo. Possiedono meno conoscenze e la loro capacità di pensare in modo critico non si è sviluppata. È difficile per questi studenti gestire in modo logico e diretto situazioni basilari nella loro vita personale e nella società; ed è ancora più difficile per loro riconoscere e comprendere gli inganni creati dal Comunismo.
- Usare nozioni deviate per indottrinare gli studenti: una volta che i bambini crescono, i concetti instillati in loro diventano così forti da essere una seconda natura. È per loro quasi impossibile identificare tali concetti per poi correggerli.
- Alimentare l’egoismo, l’avidità e le debolezze degli studenti: non solo gli studenti sono stati condizionati ad opporsi all’autorità e alla tradizione, ma il loro ego è stato gonfiato oltremodo. Dato che sono convinti che tutto sia loro dovuto, la capacità di comprendere e tollerare opinioni diverse diminuisce sempre più. Risultato: il percorso di crescita psicologica, da attraversare fronteggiando conflitti e prove non si compie, e gli studenti rimangono degli eterni bambini.
Il Comunismo ha quasi raggiunto i suoi obiettivi, in tutti e cinque i settori. L’ideologia di Sinistra è prevalente nelle Università americane; gli accademici dalle idee che divergono da tale ideologia sono stati relegati a ricoprire cattedre minori o è stato impedito loro di esprimere le loro opinioni in pubblico.
Gli anni dell’università si rivelano essere anni di indottrinamento intensivo, che plasmano e predispongono i laureati al Progressismo. L’Ateismo, la teoria dell’evoluzione e il Materialismo vengono, a quel punto, accettati naturalmente. Lo studente tipo diventa in modo graduale un “fiocco di neve” dalla mentalità ristretta, senza un minimo di buonsenso, alla ricerca di uno stile di vita materialista, evitando le responsabilità delle proprie azioni.
Questi giovani mancano delle conoscenze di base e hanno una visione del mondo ristretta, sanno poco o nulla della storia del loro Paese e del mondo: sono diventati il principale bersaglio delle trappole piazzate dal lo Spettro del Comunismo.
Agli occhi del mondo, gli Stati Uniti sono ancora un Paese importante nel campo dell’istruzione. Da oltre un secolo sono una superpotenza politica, economica e militare e i fondi spesi per l’istruzione superano di gran lunga quelli della maggior parte degli altri Paesi.
Dopo la Seconda guerra mondiale, le possibilità presenti in America hanno attirato persone di talento, provenienti da tutto il mondo. I programmi di laurea STEM [Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica, NdT] e le scuole professionali non sono seconde a nessun altro Paese.
Quello che si è sviluppato negli ultimi anni tuttavia è uno squilibrio interno: la percentuale di studenti stranieri laureati nei programmi STEM supera di gran lunga quella degli studenti americani e il divario aumenta di anno in anno[2]. Questa situazione riflette l’erosione dell’istruzione elementare, secondaria e post-secondaria negli Stati Uniti. Il livello scolastico degli studenti americani è stato abbassato e appiattito, di proposito. Il termine inglese per indicare questo fenomeno — dumbing down — indica l’abbassamento della qualità dell’educazione e la deliberata semplificazione dei contenuti intellettuali, non solo nelle scuole ma anche nei prodotti di largo consumo come libri, riviste, film, videogiochi.
Alcune delle conseguenze di questo appiattimento culturale si stanno manifestando, altre ancora arriveranno.
Nei primi anni ‘80 Yuri Bezmenov (l’ex agente del KGB introdotto nel capitolo 5) ha descritto come l’infiltrazione ideologica comunista in America fosse ormai in via di completamento: «Anche se iniziassimo adesso, proprio ora, se iniziassimo a educare una nuova generazione di americani, ci vorrebbero comunque dai quindici ai vent’anni per invertire la corrente della percezione ideologica della realtà e riportarla allo stato normale. … [3]».
Sono passati circa 30 anni da quando Bezmenov ha rilasciato quell’intervista. Durante questo periodo, anche se abbiamo assistito alla caduta dell’Unione Sovietica e di altri regimi socialisti nell’Europa dell’Est, l’infiltrazione e le azioni sovversive del Comunismo in Occidente non si sono fermate minimamente. Gli elementi comunisti in Occidente considerano da sempre il settore dell’istruzione come un obiettivo primario; stanno avendo successo: hanno preso il controllo delle istituzioni educative a tutti i livelli, dall’ambiente familiare alla pedagogia.
Va sottolineato che più o meno tutti coloro che hanno frequentato l’Università dopo gli anni ’60 sono stati esposti all’influenza comunista. Le scienze umane e sociali sono le più colpite. La maggior parte di chi si è formato in queste discipline è stato inconsapevolmente indottrinato, mentre solo un basso numero di individui ha agito intenzionalmente per promuovere l’ideologia comunista. Di seguito vengono descritti gli obiettivi che il Comunismo aveva programmato di raggiungere, così che le persone possano identificarli e prenderne le distanze.
1. Lo Spettro del Comunismo nelle Università occidentali
a. L’inclinazione delle Università verso le ideologie di Sinistra
Una tra le cause più importanti che spingono gli studenti ad abbracciare l’ideologia socialista o comunista, o ad essere influenzati da ideologie radicali come il Femminismo e l’Ambientalismo (di cui si parlerà più avanti in questo libro), risiede nel fatto che gran parte del personale delle Università nei Paesi occidentali abbia un orientamento ideologico che tende verso la Sinistra.
Uno sondaggio del 2007, intitolato Le opinioni politiche e sociali dei professori americani, ha raccolto le inclinazioni ideologiche di 1.417 docenti universitari a tempo pieno negli Stati Uniti. Tra di loro il 44,1% si considerava liberale, il 46,1% moderato e solo il 9,2% conservatore. Nelle facoltà artistiche, il 61% dei docenti si sono detti liberali, mentre i conservatori rappresentavano solo il 3,9%.
I dati raccolti hanno anche fatto emergere come i membri delle facoltà prossimi al pensionamento siano posizionati più a sinistra rispetto ai nuovi arrivati; tra coloro di età compresa fra i 50 e i 64 anni, il 17,2% si è dichiarato attivista di Sinistra. Il sondaggio ha anche mostrato che la maggior parte del personale universitario intervistato sostiene l’omosessualità e il diritto all’aborto[4].
Studi e sondaggi simili, successivi al 2007, confermano l’inclinazione a sinistra tra i professori universitari negli Stati Uniti. Uno studio pubblicato su Econ Journal Watch nel 2016 ha esaminato i dati relativi alle registrazioni degli elettori nei dipartimenti di storia e scienze sociali, all’interno di 40 importanti Università statunitensi. La ricerca è stata condotta su 7.243 professori: 3.623 si sono dichiarati apertamente democratici e 314 repubblicani; il rapporto è quindi di 11,5 a 1. Tra i cinque dipartimenti esaminati, il dipartimento di Storia era il più disomogeneo, con un rapporto di 35 a 1. Una ricerca simile, condotta nel 1968 tra i professori di Storia, mostra il contrasto: il rapporto tra Democratici e Repubblicani era di 2,7 a 1. Un simile cambiamento è difficile da ignorare[5].
Un altro studio pubblicato nel 2016, basato su dati raccolti nel 2014 negli Stati Uniti, ha rilevato che le inclinazioni politiche erano disomogenee, soprattutto nello Stato del New England. Mentre a livello nazionale il rapporto tra professori liberali e conservatori era di 6 a 1, nel New England questo rapporto era di 28 a 1, decisamente più ampio[6].
Altra ricerca: nel 2016 il Pew Research Center ha intervistato chi si era laureato a partire dal 1994. Il 31% sosteneva di avere opinioni liberali, il 23% si considerava un liberale; solo il 10% sosteneva di avere opinioni conservative e il 17% si considerava un conservatore[7].
Durante un seminario presso l’American Enterprise Institute nel 2016, ai professori e ai ricercatori di sociologia presenti è stato chiesto di esprimere le proprie inclinazioni ideologiche: circa il 18% dei sociologi presenti negli Stati Uniti si considera marxista e solo il 5% conservatore[8].
Il senatore repubblicano Ted Cruz ha commentato la situazione di una prestigiosa scuola di legge che aveva frequentato. «C’erano più persone che si dichiaravano comuniste [in quell’Università] che repubblicane», ha detto. «Se chiedessimo [loro] di votare per far diventare questa Nazione socialista, l’80% della facoltà voterebbe sì e il 10% penserebbe che la scelta sarebbe troppo moderata[9]».
La presenza del Comunismo nel settore dell’educazione americana ha preso piede nel momento in cui ha messo radici negli Stati Uniti. Dall’inizio del XX secolo molti intellettuali americani hanno accettato le idee comuniste o la variante socialista del Fabianismo[10].
Il movimento di Controcultura degli anni ’60 ha portato un gran numero di giovani studenti a disprezzare la tradizione e a opporsi a essa. Non deve sorprendere: durante gli anni della propria formazione, questi studenti vennero fortemente influenzate dal Marxismo culturale e dalle teorie della Scuola di Francoforte.
Quando nel 1973 il presidente Nixon decise il ritiro delle truppe americane dal Vietnam, i gruppi studenteschi associati al movimento contro la guerra cominciarono a chiudere i battenti: il motivo principale della loro protesta era scomparso. Ma il pensiero radicale dei movimenti studenteschi — concepito, nato e cresciuto durante quegli anni — non era certo morto.
Gli studenti radicali hanno portato avanti i loro studi in vari campi sociali e culturali: giornalismo, letteratura, filosofia, sociologia, educazione, arte e via dicendo. Dopo essersi laureati, hanno iniziato la propria carriera all’interno di quelle istituzioni che hanno una grande influenza sulla società e sul mondo culturale: università, mezzi di comunicazione, agenzie governative, organizzazioni non governative. La teoria della “lunga marcia attraverso le istituzioni”, proposta dal marxista Antonio Gramsci, ha funzionato da guida: ha portato gli studenti radicali ad alterare le più importanti tradizioni della civiltà occidentale.
Herbert Marcuse, uno dei filosofi principali della Scuola di Francoforte, era considerato come un “padrino spirituale” dagli studenti occidentali che si ribellavano al sistema. Nel 1974 Marcuse affermò che la Nuova Sinistra non era morta e che «risorgerà nelle Università[11]». In effetti, la Nuova Sinistra non solo era riuscita a sopravvivere, ma la “lunga marcia” ebbe un enorme successo, riuscendo a raggiungere il cuore delle istituzioni. Un professore radicale scrisse che:
«Dopo la guerra del Vietnam, molti di noi non si sono messi a sedere davanti a una scrivania; abbiamo iniziato a ricoprire posizioni accademiche. Al termine della guerra [del Vietnam], la nostra visibilità è calata e per un po’ di tempo — per coloro che non seguivano gli eventi — sembrava fossimo scomparsi. Ora che abbiamo un ruolo ufficiale, il lavoro di rimodellamento delle Università può iniziare sul serio». [12]
Roger Kimball è un critico d’arte e autore di alcuni libri, tra i quali, nel 1989, Tenured Radicals: How Politics Has Corrupted Higher Education [Radicali in cattedra, come la politica ha corrotto l’istruzione superiore]. Il termine “radicali in cattedra” si riferisce agli studenti attivi nei movimenti contro la guerra, per i diritti civili o nella corrente femminista degli anni ’60, che in seguito sono entrati nelle Università come professori, per poi arrivare a ricoprire una cattedra di ruolo negli anni ‘80. Da lì in poi hanno inculcato negli studenti il loro sistema di valori politici, arrivando a creare una nuova generazione di sovversivi. Alcuni, tra questi “radicali in cattedra”, ricoprono il ruolo di capo di dipartimento o preside di Facoltà.
Lo scopo del loro lavoro scientifico non è quello di esplorare la verità, ma piuttosto usare l’ambiente universitario come uno strumento per colpire la civiltà e le tradizioni occidentali. Mirano a sovvertire la società tradizionale e il sistema politico, generando nuovi rivoluzionari.
Una volta assunti in pianta stabile, tali professori possono partecipare ai vari comitati interni così che la loro voce abbia una notevole risonanza: dal selezionare e arruolare nuovi membri della facoltà, al definire gli standard accademici, al vagliare gli argomenti per le tesi di laurea, fino al definire la direzione della ricerca e degli studi.
I radicali in cattedra hanno ampio potere nell’escludere i candidati che ritengono non essere conformi alla loro ideologia. Per questo motivo, gli aspiranti professori e ricercatori che mantengono valori tradizionali, così come coloro che insegnano e fanno ricerca secondo i concetti classici, vengono costantemente emarginati. Una volta che i professori della vecchia generazione vanno in pensione, le nuove leve che li sostituiscono sono per lo più studiosi di Sinistra, indottrinati con idee comuniste.
Gramsci non solo ha coniato il detto “la lunga marcia attraverso le istituzioni” ma ha anche diviso gli intellettuali in due settori: intellettuali tradizionali e intellettuali organici. I primi sono la spina dorsale, coloro che sorreggono la cultura tradizionale e l’ordine sociale; i secondi, appartenenti alle nuove classi o ai gruppi emergenti, svolgono un ruolo creativo nel processo di lotta per l’egemonia della classe a cui decidono di appartenere[13]. Il “proletariato” utilizza gli intellettuali organici durante il cammino verso la conquista dell’egemonia culturale, per poi arrivare al dominio della politica.
Molti radicali in cattedra considerano sé stessi come “intellettuali organici”, posizionandosi nella classe sociale che si oppone al sistema attuale. Proprio come Gramsci, essi seguono una massima di Marx: «I filosofi hanno solamente interpretato il mondo, in vari modi. Il punto, però, è cambiarlo[14]».
Per la Sinistra l’educazione non ha lo scopo di impartire l’essenza della conoscenza e della civiltà umana, bensì di preparare gli studenti alla politica radicale, all’attivismo sociale e al lavorare per la “giustizia sociale”. Dopo la laurea e l’ingresso nella società, gli ex studenti arrivano a sfogare le loro insoddisfazioni, nei confronti del sistema attuale, ribellandosi contro la cultura tradizionale e invocando una rivoluzione distruttiva.
b. Rimodellare l’Università tradizionale con l’ideologia comunista
Il Marxismo-Leninismo è l’ideologia che guida ogni aspetto culturale presente nei Paesi controllati dai regimi comunisti; in Occidente la libertà accademica è un aspetto fondamentale in ciascun Paese. A parte gli onnipresenti standard morali e le norme accademiche, non dovrebbero esserci pregiudizi a favore di particolari tendenze intellettuali. A partire dagli anni ’30 tuttavia il Socialismo, il Comunismo, il Marxismo e gli elementi della Scuola di Francoforte sono entrati con gran forza nelle Università occidentali, alterando gravemente le discipline umanistiche e sociali.
• Come la rivoluzione occupa la conversazione nelle discipline umanistiche in America
Il libro The Victims’ Revolution: The Rise of Identity Studies and the Closing of the Liberal Mind [La rivoluzione delle vittime: la crescita degli studi delle identità e la fine del pensiero liberale] uscito nel 2012, analizza i cambiamenti nell’istruzione superiore americana a partire dagli anni ‘60. L’autore, Bruce Bawer chiede ad Alan Charles Kors, uno storico dell’Università della Pennsylvania, di elencare le tre persone che secondo lui avessero avuto la più profonda influenza sulle discipline umanistiche negli Stati Uniti. Kors citò immediatamente tre libri di altrettanti autori: Quaderni del carcere di Antonio Gramsci, La Pedagogia degli oppressi di Paulo Freire e I dannati della Terra di Frantz Fanon[15].
Gramsci non ha bisogno di ulteriore introduzione in quanto il suo lavoro è stato descritto nei capitoli precedenti. Freire, teorico educativo brasiliano, adorava Lenin, Mao, Castro e Che Guevara. La sua opera La Pedagogia degli oppressi, pubblicata nel 1968 e tradotta in inglese due anni dopo, è diventata parte delle letture obbligatorie per gli istituti accademici degli Stati Uniti.
Nell’analisi presentata da Bawer troviamo anche Sol Stern, autore ed educatore. Commentando La Pedagogia degli oppressi, Stern ha sottolineato che l’opera non si occupa di problemi educativi specifici, ma è piuttosto «un trattato politico utopico, che auspica il rovesciamento dell’egemonia capitalistica e la creazione di una società senza classi[16]». L’opera di Freire non fa altro che reiterare il punto di vista comunista che nel mondo esistono solo due tipi di persone: l’oppressore e l’oppresso. Gli oppressi dovrebbero rifiutare l’educazione che ricevono, essere risvegliati alle loro miserabili circostanze e istigati a ribellarsi all’oppressore
Per quanto riguarda Frantz Fanon, nato negli anni ‘20 a Martinica, un’isola nel Mar dei Caraibi, e si unì alla guerra algerina contro il dominio coloniale francese. Il suo libro I dannati della Terra venne pubblicato nel 1961, con una prefazione dell’esistenzialista e comunista francese Jean-Paul Sartre. La teoria di Fanon venne efficacemente riassunta da Sarte: i colonizzatori occidentali sono l’incarnazione del male, mentre i non occidentali sono intrinsecamente nobili, in virtù del loro essere colonizzati e sfruttati.
Fanon invitava gli abitanti delle colonie a ribellarsi contro la classe dirigente, usando la violenza come elemento di unità. Il suo pensiero era che, a livello individuale, la violenza è una forza purificatrice. «[La violenza] Libera il nativo dal suo complesso di inferiorità, dalla disperazione e dalla non azione, lo rende impavido e gli restituisce il rispetto di sé[17]».
Abbracciando le idee di Fanon, Sartre scrisse nella prefazione: «Giacché, durante i primi giorni della rivolta, occorre uccidere: far fuori un europeo è prendere due piccioni con una fava, si sopprime nello stesso tempo un oppressore e un oppresso: restano un uomo morto e un uomo libero; il sopravvissuto, per la prima volta, sente il suolo della sua nazione sotto i suoi piedi[18]».
Le idee di Gramsci, Freire e Fanon sono descritte in modo ingannevole: invitano le persone a guardare alla Storia e alla società attraverso la lente della lotta di classe. Una volta che la scintilla dell’odio di classe entra nel cuore degli studenti, essi sviluppano odio verso la normale struttura e verso il funzionamento della società, e tendono a opporsi con la violenza. L’unica soluzione a quel punto è la ribellione e la rivoluzione.
Quale sia il teorico o la scuola di pensiero che abbia avuto la maggiore influenza sulle discipline umanistiche e sociali nelle Università americane è un tema aperto al dibattito. Ciò che è chiaro, tuttavia, è che il Marxismo, la Scuola di Francoforte, le teorie di Freud e il Postmodernismo (che ha lavorato a fianco del Comunismo nel distruggere la cultura e la morale) sono arrivati con lo scopo di dominare questi campi del sapere.
• Le teorie comuniste sono ovunque nel mondo accademico
A partire dagli anni ’60, la letteratura negli Stati Uniti ha visto un cambiamento di paradigma fondamentale, in vari settori, dall’inglese, al francese alla letteratura comparata. Tradizionalmente, i critici letterari apprezzano i valori morali ed estetici delle opere classiche, considerando la letteratura una risorsa importante per allargare gli orizzonti dei lettori, sviluppare il loro carattere morale e coltivare il loro gusto intellettuale. In linea di principio, la teoria letteraria accademica è secondaria rispetto alla letteratura stessa e serve come aiuto alla comprensione e interpretazione di quest’ultima.
Durante l’apice del movimento di Controcultura degli anni ‘60, sono emerse nuove teorie letterarie nella comunità accademica, permeate di tendenze popolari in ambito filosofico, psicologico e culturale.
Il rapporto tra teoria e letteratura è stato rovesciato: le opere passate sono state ridotte a mero materiale da usare per convalidare gli approcci interpretativi moderni[19].
Qual è la sostanza di queste teorie? Prese insieme, interferiscono portano il caos nelle discipline accademiche tradizionali — filosofia, psicologia, sociologia e psicoanalisi — portando gli studenti ad avere una visione distorta della società e della cultura. Il teorico letterario Jonathan Culler sostiene che «La teoria è spesso una critica combattiva delle nozioni del buon senso e, inoltre, un tentativo di dimostrare che ciò che diamo per scontato come ‘senso comune’ è in realtà una costruzione storica, una particolare teoria che ci è sembrata così naturale da non considerarla nemmeno come una teoria [20]».
In altre parole, le moderne teorie accademiche sminuiscono, invertono e cancellano i concetti di giusto e sbagliato, bene e male, bellezza e bruttezza. Tali concetti, che derivano dalla famiglia tradizionale, dalla fede religiosa e dall’etica, vengono sostituiti con un sistema nefasto e privo di valori positivi. Tolte dal dedalo del loro costrutto accademico, queste cosiddette teorie non sono altro che un miscuglio di Marxismo, psicoanalisi, Decostruzionismo, Poststrutturalismo, Postmodernismo e Scuola di Francoforte.
Amalgamati assieme, questi principi formano una “coalizione”, che mira a distruggere le fondamenta della civiltà umana e che viene utilizzata dallo Spettro del Comunismo come maschera, così che possa infiltrarsi nel mondo accademico occidentale. Dagli anni ’60 in poi, il Comunismo ha fatto rapidi passi in avanti in alcuni settori come la letteratura, la storia e la filosofia, stabilendo il suo dominio nelle scienze umane e sociali.
Dire “teoria”, come discusso in precedenza, è più o meno la stessa cosa di dire “teoria critica”. Le sue trasformazioni sono presenti negli studi critici emersi nel campo del diritto, delle etnie e di genere, sulla società, scienza, medicina e via dicendo. La sua pervasività è una manifestazione del successo dell’espansione del Comunismo nel campo accademico ed educativo; un’azione che inquina i giovani con un modo di pensare deviato, e pone le basi per la conseguente distruzione del genere umano.
• La politicizzazione della ricerca letteraria
Dal punto di vista di un critico letterario marxista, l’importanza di un testo letterario non risiede nel suo valore intrinseco, ma piuttosto su come possa riflettere il modo in cui l’ideologia della classe dominante — ad esempio in termini di genere o etnia — sia diventata tale. Da questo punto di vista, i classici non rivestono alcun valore intrinseco. Un importante teorico letterario marxista americano ha dichiarato apertamente che la «prospettiva politica» costituisce «l’orizzonte assoluto della lettura e di ogni interpretazione[21]». Vale a dire che tutte le opere letterarie dovrebbero essere trattate come allegorie politiche; solo quando i significati profondi relativi alla classe, all’etnia, al genere o all’oppressione sessuale vengono portati alla luce, la propria comprensione può essere considerata valida o profonda.
Le persone provenienti dai Paesi comunisti hanno familiarità con questo tipo di critica letteraria dogmatica. Mao Zedong giudicò come segue Il sogno della camera rossa, uno dei quattro grandi romanzi classici della letteratura cinese: «Quattro famiglie, una feroce lotta di classe e qualche decina di vite umane».
Nei Paesi comunisti, la conversazione letteraria non è sempre confinata nella torre d’avorio abitata dagli accademici, attraverso dibattiti civili e sofisticati. A volte può servire come stimolo per attuare una campagna sanguinosa.
In risposta all’appello di Mao Zedong di prendere come esempio Hai Rui [un funzionario imperiale vissuto nella metà del 1500, durante la dinastia Ming, preso come modello per le sue doti di onestà e integrità NdT] lo storico Wu Han scrisse il dramma teatrale Le dimissioni di Hai Rui. Il 10 novembre 1965, il giornale Wenhui News di Shanghai pubblicò una recensione dell’opera teatrale, a firma Yao Wenyuan, venne però pianificata e scritta dalla quarta moglie di Mao, Jiang Qing e dal teorico radicale Zhang Chunqiao. Nel pezzo si sosteneva che Le dimissioni di Hai Rui fosse un’allusione a Peng Dehuai, un generale dell’Esercito di liberazione popolare che era stato allontanato per essersi opposto alle “Tre bandiere rosse”, ovvero le tre politiche del Partito comunista: la costruzione del Socialismo, il Grande balzo in avanti e le comuni popolari. La critica a Le dimissioni di Hai Rui divenne la miccia che innescò la brutalità decennale della Grande rivoluzione culturale in Cina.
Nell’interpretare le opere letterarie nei termini diretti e inequivocabili della lotta di classe, i “critici” letterari cinesi al soldo del regime comunistaci mostrano le differenze con le argute e sottili critiche letterarie presenti nelle Università occidentali negli ultimi decenni.
In Occidente la critica letteraria marxista è come un virus: diventa sempre più forte e letale attraverso mutazioni infinite. Utilizza altri costrutti teorici come sue armi: le grandi opere della cultura umana — dai classici dell’antica Grecia e dell’antica Roma, fino a Dante, Shakespeare e ai romanzi vittoriani — si ritrovano trascinate sul tavolo operatorio della letteratura, dove vengono smembrate e ricucite. Questa operazione di critica letteraria si avvale di un gergo arcano per trasmettere un’apparente raffinatezza; in essenza però gli argomenti principali si riducono tipicamente ad accusare i pregiudizi esistenti contro chi fa parte della classe degli oppressi, siano da usare i diritti civili, le donne o le minoranze etniche.
Le critiche moderne etichettano queste opere come appartenenti alla sovrastruttura della classe dominante e le descrivono come aventi l’effetto di intorpidire le masse, così che non possano riconoscere la loro condizioni di essere oppressi, che non possano raggiungere la coscienza rivoluzionaria di classe. L’accademico inglese Roger Scruton sostiene che: «I metodi utilizzati dal nuovo teorico letterario sono vere armi di sovversione: sono un tentativo di distruggere l’educazione umana dall’interno, di spezzare la catena di mutuo affetto e comprensione che ci lega alla nostra cultura[22]».
• L’ideologia marxista
Il termine “Ideologia” è un concetto centrale nelle discipline umanistiche, influenzate dal Marxismo. Marx metteva assieme la morale, la religione e la metafisica sullo stesso piano, come facenti parti di una stessa ideologia, di uno stesso modo di pensare. Credeva che l’ideologia dominante in una società classista fosse quella della classe dirigente e che i suoi valori non riflettessero la realtà per quello che è, ma piuttosto il suo contrario. [23]
Il Marxismo del XX secolo ha considerato la distruzione della cultura come una tappa necessaria nella rivoluzione, facendo ampio riferimento al proprio costrutto ideologico nella letteratura. Il marxista ungherese Georg Lukács ha definito l’ideologia come la “falsa coscienza”, in contrapposizione alla vera “coscienza di classe”. Il marxista francese Louis Althusser ha proposto il concetto di “apparati ideologici di stato”, tra i quali la religione, l’educazione, la famiglia, il diritto, la politica, i sindacati, la comunicazione, la cultura e così via; tutti quanti lavorerebbero in congiunzione con un brutale e inumano apparato statale.
Ogni società ha i suoi difetti che dovrebbero essere articolati e corretti. Tuttavia i marxisti non si occupano di problemi specifici, ma rifiutano il sistema nella sua interezza, considerandolo come una struttura creata e mantenuta dalla classe dirigente per salvaguardare i propri interessi.
L’espressione “avvelenare il pozzo” è un aspetto importante dell’ossessione marxista nei confronti dell’ideologia e può essere notato nella complessa critica ideologica di Althusser, filosofo francese considerato il principale teorico del cosiddetto Marxismo strutturale. Invece di esaminare i fatti presentati durante una discussione, l’approccio ideologico che porta ad “avvelenare il pozzo”, si basa sullo screditare chi si ha davanti, di accusarlo di avere dei secondi fini o di provenire da un ceto sociale non adatto a comprendere la situazione.
Così come nessuno vorrà bere l’acqua presa da un pozzo avvelenato, allo stesso modo nessuno vorrà ascoltare l’opinione di chi è stato screditato pubblicamente, indipendentemente da quanto ragionevole o logico il discorso possa essere.
Althusser, tramite il suo concetto di “apparati ideologici di stato”, rende chiaro l’estremo disprezzo del Comunismo per la società umana: niente è accettabile se non rifiutare completamente la società e portarloa alla distruzione. È una manifestazione dell’obiettivo comunista di sradicare la cultura umana.
Il concetto marxista di ideologia si basa su proposizioni fasulle, astratte, generalizzate e superflue. L’obiettivo è eliminare i valori morali tradizionali. Da una parte i marxisti mascherano le loro reali intenzioni, esprimendo un’apparente indignazione morale, dall’altra ingannano e condizionano un gran numero di persone con la loro ideologia.
• Marxismo Postmoderno
Sulla scia degli anni ’60, un gruppo di filosofi francesi creò quella che divenne ben presto la più potente arma ideologica, sia per il Marxismo che per il Comunismo, all’interno della comunità accademica americana. Jacques Derrida e Michel Foucault sono tra i principali rappresentanti di questa ideologia: dati recenti ci forniscono un quadro della loro influenza fino ai giorni nostri. Nel 2007 Foucault è stato l’autore più citato all’interno delle pubblicazioni umanistiche, con 2.521 citazioni. Derrida è arrivato terzo, raccogliendo 1.874 citazioni[24]. Alcune ricerche hanno portato alla luce il rapporto tra Postmodernismo e Marxismo[25].
Consideriamo opportuno riferirsi a entrambe con il termine di Marxismo postmoderno.
Il linguaggio possiede livelli di significato ambigui e sfaccettati: un testo scritto può dare luogo a interpretazioni diverse. Si tratta di qualcosa di noto fin dai tempi degli antichi greci e della Cina pre-imperiale.
La teoria del Decostruzionismo di Derrida è un elaborato inganno che unisce Ateismo e Relativismo; esagerando l’ambiguità del linguaggio disgrega anche quei testi il cui significato è chiaro e ben definito.
A differenza dell’Ateismo convenzionale, Derrida ha espresso il suo punto di vista utilizzando il linguaggio dei filosofi. Di conseguenza le sue opinioni non solo tendono a distruggere il concetto che vi sia Dio, ma anche i principi di razionalità e autorità assieme ai loro significati, che sono associati a valori tradizionali. Questo perché gli studiosi e i teorici allineati con Derrida portano avanti la decostruzione di questi termini. Dopo aver ingannato il pubblico tramite un’apparente profondità intellettuale, la teoria decostruzionista è dilagata all’interno delle discipline umanistiche, risultando uno degli strumenti più potenti del Comunismo per distruggere fede, tradizione e cultura.
Michel Foucault entrò a far parte del Partito Comunista Francese. L’essenza della sua teoria ruota attorno al concetto che non vi siano verità, bensì diversi livelli di esercitare il potere. Poiché il potere monopolizza il diritto di interpretare la verità, tutto ciò che la verità rivendica è ipocrita e inaffidabile. Nel suo libro Sorvegliare e punire, Foucault pose la seguente domanda: «Non è sorprendente come le prigioni assomiglino alle fabbriche, alle scuole, alle caserme, agli ospedali, che tutte sembrino prigioni?[26]» Nell’equiparare le istituzioni indispensabili della società con le prigioni, e nel chiedere alla gente di rovesciare queste “prigioni”, Foucault mette a nudo la natura antisociale della sua teoria.
Utilizzando le armi della decostruzione, presenti nelle teorie di Foucault così come in altri elaborati teorici, gli intellettuali hanno stigmatizzato la tradizione e la morale, arrivando a relativizzare tutto quanto. Essi si fanno forti di assiomi come: «interpretare significa fraintendere», «non c’è verità, solo interpretazioni», o «non ci sono fatti, solo interpretazioni». Hanno relativizzato la comprensione di concetti fondamentali come verità, gentilezza, bellezza, giustizia, ecc. per poi distruggerli e e spazzatura.
I giovani studenti che entrano nelle facoltà umanistiche non osano mettere in discussione l’autorità dei loro insegnanti. Rimanere lucidi sotto il continuo bombardamento ideologico che ne segue è ancora più difficile. Una volta che gli studenti vengono orientati verso lo studio della teoria marxista postmoderna, risulta poi difficile che il loro pensiero possa andare in altre direzioni. Questa è una delle strade principali che l’ideologia comunista ha costruito per entrare nelle scienze umane e gettarli via come se fossero spazzatura.
c. Utilizzare i nuovi campi accademici per promuovere l’infiltrazione ideologica di Sinistra
In una società intellettualmente sana gli studi su alcuni settori — come sul genere femminile o sulle varie etnie presenti — riflettono la prosperità della comunità accademica. Dopo il movimento di Controcultura degli anni ’60, tuttavia, alcuni radicali si sono serviti di queste nuove discipline accademiche per diffondere nelle Università e negli istituti di ricerca l’ideologia di Sinistra. Ad esempio, alcuni accademici americani ritengono che l’istituzione di dipartimenti dedicati agli studi afro-americani non sia il risultato di una reale necessità accademica, piuttosto il risultato di un ricatto politico[27].
Nel 1968, uno sciopero studentesco costrinse il San Francisco State College a fermare le attività didattiche. Sotto la pressione dell’associazione studentesca Black Student Union, l’Università fondò il Dipartimento di Studi Africani, il primo del suo genere negli Stati Uniti. Il dipartimento, concepito principalmente come mezzo per sostenere gli studenti neri, ha poi partorito un campo sociologico unico nel suo genere: quello nel quale sono presenti unicamente gli afro-americani. Risultato: il lavoro e le scoperte degli scienziati afro-americani sono stati messi sotto la luce dei riflettori, non per il valore di quello che avevano prodotto, ma per il colore della pelle di chi ci aveva lavorato sopra. Altra conseguenza: i libri di testo sono stati “aggiornati” con eventi relativi agli afro-americani. Anche matematica, letteratura, storia, filosofia e altre materie hanno subito modifiche simili.
Ottobre 1968: venti membri della Black Student Union occupano il centro di calcolo della University of California-Santa Barbara. Loro azione e le loro richieste portarono alla fondazione, un anno dopo, del Black Studies Department and the Center for Black Studies Research
Aprile 1969: oltre cento studenti neri della Cornell University occupano l’edificio amministrativo della scuola. Brandendo fucili e munizioni chiedono l’istituzione di un dipartimento di ricerca per i neri, composto esclusivamente da neri. Un insegnante cerca di fermarli, ma uno dei leader della protesta studentesca parla in toni chiari, minacciando la Cornell University di «avere tre ore di vita». L’Università alla fine si arrese e fondò il terzo dipartimento di ricerca per i neri negli Stati Uniti[28].
Shelby Steele, capo ricercatore presso la Hoover Institution della Stanford University, in passato si era detto favorevole all’istituzione dei dipartimenti di ricerca per gli afro-americani all’interno delle Università. Il suo pensiero al tempo era che dirigenti e professori universitari provavano un tale “senso di colpa dell’uomo bianco” [il white guilt è detto anche “rimorso dell’Occidente” NdT] che avrebbero accettato qualsiasi richiesta da parte dei rappresentanti dei sindacati studenteschi neri[29]. Allo stesso tempo, gli studi sul genere femminile, sull’America Latina, sugli omosessuali e via dicendo, sono stati introdotti nelle Università americane fino a diventare onnipresenti.
La premessa di base degli studi sul genere femminile è questa: le differenze di genere non derivano da differenze biologiche, ma sono costruzioni sociali. A causa della presunta soppressione che le donne hanno subito da lungo tempo da parte degli uomini e del patriarcato, la prospettiva degli studi sul genere femminile è quella di innescare la coscienza sociale femminile, apportando cambiamenti sociali globali; secondo questa visione una rivoluzione sarebbe il passo successivo.
Una professoressa femminista dell’Università della California-Santa Cruz è cresciuta in una famosa famiglia comunista. Mostrando con orgoglio le sue credenziali di attivista, sia comunista che omosessuale, ha ricoperto il ruolo di “insegnante del Femminismo” a partire dagli anni ’80. La professoressa considera il suo orientamento sessuale come uno stile di vita atto a far scaturire la propria coscienza politica, decidento di dedicarsi all’insegnamento dopo che un attivista comunista le aveva detto che quella doveva essere la sua missione. In una dichiarazione pubblica,ha affermato infatti che «l’insegnamento è diventato per me una forma di attivismo politico»: ha quindi fondato il Dipartimento di Studi Femministi dell’Università della California-Santa Cruz [30] e in uno dei suoi corsi di studio ha descritto l’omosessualità femminile come «la più alta forma di femminismo[31]».
L’Università del Missouri tiene dei corsi per preparare gli studenti a considerare le questioni del Femminismo, della letteratura, del genere e della pace, a partire dalle posizioni della Sinistra. Ad esempio, un corso chiamato Outlaw Gender [Mettere fuorilegge il genere] vede i sessi come «categorie artificiali prodotte da una particolare cultura», piuttosto che il risultato di un evento naturale. Negli studenti è stato instillato un solo punto di vista: esiste un’oppressione basata sul genere e una discriminazione contro le varie identità di genere [32].
Come discusso nel capitolo 5, il movimento contro la guerra apparso in Occidente dopo la Seconda guerra mondiale venne fortemente influenzato dall’infiltrazione comunista. Negli ultimi decenni è apparso un nuovo corso di laurea nelle Università: Scienze sociali per la cooperazione, lo sviluppo e la pace. I ricercatori David Horowitz e Jacob Laksin hanno esaminato oltre 250 organizzazioni aventi un qualche tipo di collegamento con questo ambito accademico. La loro conclusione è stata che queste organizzazioni erano di natura politica e non accademica. Il loro scopo era quello di reclutare studenti di Sinistra, che si opponessero alla guerra[33].
Horowitz e Laksin hanno utilizzato un popolare libro di testo, Peace and Conflict Studies, come riferimento per esporre le motivazioni ideologiche dietro alla creazione delle Scienze sociali per la cooperazione, lo sviluppo e la pace. Il libro di testo fa leva su dissertazioni marxiste per spiegare i problemi legati alla povertà e alla fame. Gli autori criticano aspramente i proprietari terrieri e i commercianti agricoli, sostenendo che è stata la loro avidità ad aver causato la morte per fame di centinaia di milioni di persone. Anche se l’argomento trattato appare essere contro la violenza, vi è però una forma di prevaricazione alla quale non solo l’autore non si oppone, ma di fatto elogia: quella commessa nel corso della rivoluzione proletaria.
In una sezione di Peace and Conflict Studies si può leggere quanto segue: «Anche se Cuba è lontana dall’essere un paradiso in Terra, e alcuni diritti individuali e libertà civili non sono ancora ampiamente praticati, il caso di Cuba indica che le rivoluzioni violente possono talvolta portare a condizioni di vita generalmente migliori per molte persone». Il libro non fa alcun riferimento alla dittatura di Fidel Castro o ai catastrofici risultati della rivoluzione cubana.
Dal momento che è stato scritto dopo l’11 settembre, Peace and Conflict Studies ha toccato anche i problemi del terrorismo. Sorprendentemente, i suoi autori sembrano avere simpatia per i terroristi, mettendo il termine terrorista tra virgolette. Hanno poi difeso questa loro scelta sostenendo che: «Mettere ‘terrorista’ tra virgolette può essere irritante per alcuni lettori, che la considerano una chiara e precisa qualifica. Lo facciamo, tuttavia, non per minimizzare l’orrore di tali atti, ma per sottolineare il valore di una giusta indignazione, riconoscendo che spesso chi viene considerato ‘terrorista’ da alcune persone, può essere un ‘combattente per la libertà’ per altre[34]».
Il mondo accademico dovrebbe essere obiettivo ed evitare di dare spazio a un’agenda politica. Questi nuovi campi accademici hanno adottato una posizione ideologica: chi insegna materie nel corso di studi sulle donne deve abbracciare il femminismo; chi lavora allo studio della popolazione nera negli Stati Uniti deve credere che le difficoltà politiche, economiche e culturali degli afro-americani siano il risultato della discriminazione da parte dei bianchi. Il punto di partenza non è esplorare la verità, ma promuovere una struttura ideologica.
Queste nuove materie sono i sottoprodotti della rivoluzione culturale americana. Nate all’interno delle Università, hanno ampliato la propria portata, chiedendo sempre più fondi e reclutando sempre più studenti, cosa che porta a rafforzare ulteriormente queste materie, già profondamente radicate nel mondo accademico.
Questi nuovi campi accademici sono stati creati da persone malintenzionate che agiscono sotto l’influenza dell’ideologia comunista. Il loro scopo è quello di fomentare ed espandere i conflitti tra i diversi gruppi sociali e incitare all’odio come fase preparatoria della rivoluzione violenta. Inoltre, hanno ben poche relazioni dirette con le persone (afro-americani, donne o altri) che affermano di sostenere.
d. Promuovere l’estremismo di Sinistra
David Horowitz e Jacob Laksin hanno pubblicato il loro lavoro di ricerca nel libro One-Party Classroom: How Radical Professors at America’s Top Colleges Indoctrinate Students and Undermine Our Democracy [Il partito unico in aula: come i professori radicali delle migliori università americane indottrinano gli studenti e mettono in pericolo la nostra democrazia]. Gli autori elencano circa 150 corsi, presenti in dodici Università, che sono chiaramente improntati all’ideologia di Sinistra.
Mentre in alcuni corsi il loro intento politico viene mascherato con un linguaggio accademico, in altri vengono trascurati perfino i principi accademici di base e la somiglianza con i corsi politici obbligatori nei Paesi comunisti è palese.
L’Università della California-Santa Cruz propone un corso intitolato Teoria e pratica della resistenza e dei movimenti sociali. La descrizione che segue il titolo è: «L’obiettivo di questo seminario è di imparare come organizzare una rivoluzione. Impareremo ciò che le comunità passate e presenti hanno fatto e stanno facendo per resistere, confrontare e superare i sistemi di potere che includono, tra gli altri, il Capitalismo globale, l’oppressione statale e il razzismo[35]».
Bill Ayers, professore emerito presso l’University of Illinois a Chicago, proviene dai movimenti radicali degli anni ‘60: era il leader del gruppo Weather Underground (chiamato inizialmente Weatherman e che si autodefiniva come gruppo comunista rivoluzionario), una fazione del movimento Studenti per una Società Democratica (SDS). Nel 1969 il gruppo Weatherman diventò la prima organizzazione americana ad essere riconosciuta come terrorista dal governo a stelle e strisce. Il suo scopo era di coordinare gli studenti radicali; questi ultimi poi avrebbero preso parte in attività terroristiche, orchestrate per infiammare i conflitti razziali.
Il gruppo Weatherman è stato responsabile dei bombardamenti contro il Campidoglio americano, la sede principale della polizia di New York, il Pentagono e gli uffici della Guardia nazionale. Una famosa frase di Ayers lascia intendere l’obiettivo: «Uccidete tutti i ricchi. Sfasciate le loro auto e i loro appartamenti. Portate a casa la rivoluzione, uccidete i vostri genitori[36]». Le pubblicazioni accademiche di Ayers sono coerenti con il suo curriculum. Sostiene infatti la necessità di superare i “pregiudizi” nei confronti dei giovani che si sono resi autori di violenti reati[37].
Negli anni ‘70 una rete di progressisti di Sinistra riuscì ad impedire all’FBI di arrestare Ayers e negli anni ‘80, riuscì ad aggirare la legge ed evitare di fare i conti con la giustizia americana. Diventato membro dell’University of Illinois a Chicago, Ayers iniziò a studiare nel campo dell’educazione, specializzandosi nella prima infanzia. Nonostante ciò le sue opinioni politiche sono rimaste invariate, e non ha mostrato rimorso per gli attacchi terroristici compiuti. Ayers è diventato successivamente Professore associato, poi Professore ordinario, infine ha raggiunto la sua attuale posizione: Professore emerito. Ha anche ricevuto il titolo di Senior University Scholar, la più alta onorificenza universitaria negli Stati Uniti.
Ogni titolo ricevuto da Ayer è il risultato di una decisione congiunta dei suoi colleghi di dipartimento. Questo riflette il tacito riconoscimento e sostegno dell’Università al suo passato di terrorista.
e. Negare le grandi tradizioni americane
Nel 2014 un gruppo di studenti politicamente impegnati della Texas Tech University condusse un sondaggio, ponendo tre domande: «Chi ha vinto la guerra civile?»; «Chi è il nostro vice presidente?»; «Da quale Paese ci siamo resi indipendenti?» Molti studenti non avevano idea di quali potessero essere le risposte, anche se dovrebbero essere conoscenze di base. Pur ignorando questi fatti fondamentali sulla politica e la storia del proprio Paese, gli studenti erano però ben informati sui dettagli delle star del cinema e delle loro relazioni amorose[38].
Nel 2008, l’Intercollegiate Studies Institute condusse un’indagine con campionamento casuale su 2.508 americani. I risultati furono che solo la metà degli intervistati sapeva i nomi dei tre rami del governo americano[39]. Nel questionario vi erano 33 semplici domande di orientamento civico, alle quali rispondere: il 71% degli intervistati raggiunse un punteggio del 49% (di risposte corrette), un risultato da considerarsi equivalente a una bocciatura[40].
Imparare la Storia del proprio Paese non è solo un processo atto ad apprendere come la propria Nazione sia stata fondata, ma serve anche a comprendere il tipo di valori su cui la Nazione è stata costruita e ciò che serve per preservare queste tradizioni. Solo allora il suo popolo avrà a cuore ciò che ha ottenuto, proteggerà l’eredità nazionale e la trasmetterà alle generazioni future.
Dimenticare la Storia è come distruggere la tradizione di un Paese. Le persone che non conoscono i loro doveri civici rendono possibile la formazione di un governo totalitario. Nel caso dei sondaggi citati sopra non possiamo fare a meno di chiederci: cosa è successo all’insegnamento della Storia americana e all’educazione civica? Le risposte si trovano nei libri di testo e negli insegnanti.
Howard Zinn, seguace di Marx, è l’autore di un noto libro: Storia del popolo americano dal 1492 a oggi. Il tema del libro ruota attorno alla premessa che tutte le gesta eroiche e gli episodi che hanno ispirato la Storia americana siano bugie spudorate, affermando che la Storia degli Stati Uniti sia invece un tetro viaggio, costellato di soppressioni, privazioni e genocidi[41].
Un Professore di economia presso l’Università di Boston ritiene che i terroristi che sono nemici degli Stati Uniti, siano coloro che combattono realmente per la libertà; mentre gli Stati Uniti rappresentano il vero male. In un articolo pubblicato nel 2004, ha equiparato i terroristi che hanno compiuto gli attentati dell’11 settembre 2001 ai ribelli americani che, nel 1775, hanno sparato i primi colpi durante la battaglia Lexington, dando inizio alla guerra per l’indipendenza. [42]
f. La lotta contro i testi classici della civiltà occidentale
Nel 1988 gli studenti radicali e gli insegnanti dell’Università di Stanford protestarono contro il corso universitario chiamato Civiltà Occidentale. Tra i loro slogan vi erano chiare incitazioni alla fine della civiltà occidentale (“Hey, hey, ho, ho! Western Civilization has got to go!”). L’Università di Stanford accettò le richieste dei manifestanti e sostituì il corso un altro: Culture, Idee, Valori, dalle evidenti caratteristiche multiculturali. Anche se il nuovo corso non aveva rimosso i testi classici occidentali — di Omero, Platone, Sant’Agostino, Dante Alighieri, Shakespeare — ogni semestre il corso doveva includere opere di alcune autrici, di alcuni gruppi minoritari e di coloro considerati vittime di oppressione.
L’allora segretario all’istruzione statunitense William Bennett disapprovò il cambiamento, considerandolo un programma di studio creato attraverso l’intimidazione. Ciononostante, molte importanti Università hanno iniziato a percorrere, da allora, la stessa direzione; le Università minori, per non essere lasciate indietro, hanno seguito gli stessi passi. In pochi anni, l’insegnamento degli studi umanistici nelle Università americane conobbe una profonda trasformazione.
Nella sua opera Illiberal Education [Educazione Illiberale], l’autore conservatore Dinesh D’Souza ha preso come riferimento il libro Mi chiamo Rigoberta Menchù per spiegare la direzione ideologica del nuovo corso Culture, Idee, Valori dell’Università di Stanford. Il libro approfondisce le esperienze di vita di una giovane nativa americana del guatemala, Rigoberta Menchu. Dopo l’insensato assassinio dei suoi genitori durante un massacro, decide di intraprendere la strada della rivolta, nel corso della quale si radicalizza sempre di più.
Rigoberta si identifica con il movimento indigeno americano in Sud America. Lo scopo è la lotta per il diritto all’autodeterminazione, opponendosi alla cultura latinoamericana europeista. Prima diventa una femminista, poi socialista e alla fine si riconosce come marxista. Verso la fine del libro si trova a Parigi, dove partecipa alle assemblee del Fronte Popolare, dove discute di argomenti come gli adolescenti borghesi e le bombe Molotov. Un capitolo del libro è intitolato Rigoberta rinuncia al matrimonio e alla maternità[43].
La corrente del politicamente corretto ha portato ad espellere i classici dalle Università americane; i risultati sono vari e deleteri, alcuni dei quali descritti di seguito.
- Uno stile di scrittura di bassa qualità, dal contenuto poco profondo. La narrazione si concentra su storie rivoluzionarie o incentrate sul punto di vista delle vittime. Questo porta a sostituire le opere classiche e la loro eterna profondità.
- Il confronto tra questo tipo di letteratura e i classici sembra concedere ai primi un posto tra i classici, aumentando notevolmente la loro influenza nel pensiero degli studenti. Mettere i testi classici allo stesso livello di queste opere comuni porta a banalizzare e relativizzare i classici.
- I temi presenti nei testi classici vengono interpretati attraverso la teoria critica, gli studi culturali, la politica d’identità e il politicamente corretto. Gli studiosi esaminano con cura le opere di Shakespeare, annotando il razzismo e il sessismo, le tendenze omosessuali tra i personaggi e così via, distorcendo e insultando le opere classiche.
- Gli studenti inculcati con questo tipo di atteggiamento mentale trovano i nobili personaggi, i grandi risultati e le lezioni morali rappresentate nei classici poco credibili e sviluppano l’istinto di giudicarli sotto una luce negativa e cinica.
Nell’educazione letteraria tradizionale, i temi principali dei classici sono principalmente l’amore universale, la giustizia, la lealtà, il coraggio, lo spirito di sacrificio, assieme ad altri valori morali. L’educazione storica ruota intorno a grandi eventi che riguardano l’istituzione e lo sviluppo della Nazione e dei suoi valori fondamentali.
Poiché i classici della letteratura occidentale sono quasi tutti scritti da uomini bianchi ed europei, la Sinistra utilizza la bandiera del multiculturalismo e del Femminismo affinché, tra i testi che la gente deve leggere, siano presenti testi scritti da donne, persone che appartengono a minoranze etniche e così via. Per quanto riguarda l’insegnamento della Storia, l’educazione moderna descrive il percorso storico di un Paese come se fosse cupo e ambiguo, pervaso dalla schiavitù e sfruttamento delle donne e di altri gruppi minoritari. L’obiettivo non è più quello di trasmettere l’eredità tradizionale, ma infondere un senso di colpa verso le donne e le minoranze.
Considerando che le persone hanno a disposizione un tempo limitato da poter usare per leggere ed istruirsi — quando l’educazione viene appositamente progettata per enfatizzare le opere politicamente corrette — il tempo da poter dedicare alla lettura dei classici si riduce. Il risultato è che generazioni di studenti sono stati separati dalle radici della loro cultura, in particolare dal sistema di valori che ha origine dalla fede religiosa e che si trasmette attraverso la cultura. La cultura di ogni etnia ha origine dal divino; Le culture possono essere diverse, ma non si dovrebbero mescolare assieme, farlo significa andare verso la distruzione dei legami tra l’etnia a cui la cultura appartiene e le divinità che l’hanno creata.
g. Monopolizzare i libri di testo e gli studi umanistici
L’economista Paul Samuelson ha descritto il potere che i libri di testo possiedono nei seguenti termini: «Non mi interessano coloro che scrivono le leggi di una Nazione — o chi firma i trattati [tra gli Stati] — se io posso scrivere i manuali di economia». I libri di testo, dall’ampia diffusione e dall’autorità riconosciuta, possono esercitare un’enorme influenza sugli studenti, di conseguenza chi li scrive ha le chiavi per aprire le menti dei giovani e di plasmarle.
Studiosi e professori radicali, dopo aver ottenuto una cattedra e una certa reputazione, acquisiscono il controllo degli uffici e dei comitati che presiedono le pubblicazioni universitarie. Usano questo potere per inserire nei materiali didattici gli elementi della loro ideologia, così da imporla ai loro studenti. In alcuni campi accademici, le opere marxiste sono le più presenti tra i libri di testo e tra le letture scelte dai professori, rispetto a una qualsiasi altra scuola di pensiero. La già citata Storia del popolo americano dal 1492 a oggi di Howard Zinn è una lettura obbligatoria in molte facoltà di storia, economia, letteratura e studi sulle donne.
Una volta che la Sinistra può beneficiare della forza dei numeri, è in grado di usare il meccanismo della revisione paritaria [la peer-review è un tipo di valutazione effettuata tra colleghi dello stesso rango, NdT] all’interno della comunità accademica degli Stati Uniti, così da liquidare chi sostenga opinioni diverse. Qualsiasi articolo accademico che sfidi le ideologie della Sinistra è destinato a essere rifiutato da chi fa parte di quella corrente.
In molte riviste umanistiche, essendo guidate dalla teoria critica, abbondano un oscuro gergo tecnico. I loro temi principali sono il rifiuto del divino, il rifiuto della cultura tradizionale e l’incitamento a compiere rivoluzioni per rovesciare l’attuale ordine sociale, politico ed economico. Una categoria di studiosi lavora per dimostrare che tutta la morale e gli standard tradizionali, compreso il processo scientifico, sono costruzioni sociali il cui scopo è quello di salvaguardare il potere della classe dominante e di forzare le loro norme e leggi su tutta la società.
Nel 1996 Alan Sokal, professore di fisica presso la New York University, pubblicò un articolo su Social Text, la rivista di studi culturali della Duke University. Il suo articolo era intitolato Transgressing the Boundaries: Towards a Transformative Hermeneutics of Quantum Gravity [Infrangere le barriere: verso un’ermeneutica trasformativa della gravità quantistica]. Con 109 note a piè di pagina e utilizzando 219 fonti come riferimento, l’articolo sosteneva che la «gravità quantistica» fosse un costrutto dalla società e del linguaggio[45].
Lo stesso giorno in cui l’articolo qui sopra venne pubblicato, Sokal pubblicò anche una dichiarazione su un’altra rivista — Lingua Franca — sostenendo che l’articolo non fosse altro che uno scherzo. Quando si era messo in contatto con Social Text, Sokal aveva proposto l’articolo come un esperimento di fisica quantistica sugli studi culturali[46].
Durante un’intervista radio al programma All Things Considered, riguardo al suo cosiddetto “articolo”, Sokal ricordò di aver preso ispirazione dal libro Higher Superstition, pubblicato nel 1994. La tesi dell’autore del libro era che alcune riviste che si occupano di discipline umanistiche sono pronte a pubblicare qualsiasi cosa, a patto che contenga «il giusto pensiero di Sinistra», citando noti intellettuali di Sinistra. Sokal decise di mettere alla prova tale tesi, per cui riempì il suo pezzo con termini derivanti dalle ideologie di Sinistra, citazioni inutili, così come pure e semplici assurdità[47].
Più tardi Sokal descrisse l’effetto del suo “articolo”: «I risultati del mio piccolo esperimento dimostrano, come minimo, che alcuni settori di tendenza della Sinistra accademica americana sono diventati intellettualmente pigri. Ai redattori di Social Text è piaciuto il mio articolo perché ne hanno apprezzato la seguente conclusione: ‘Il contenuto e la metodologia della scienza postmoderna forniscono un potente supporto intellettuale al progetto politico progressista’. A quanto pare non hanno sentito il bisogno di analizzare la qualità delle fonti, la forza di persuasione degli argomenti presentati e neanche la rilevanza dei ragionamenti dietro la conclusione che ho rivendicato». L’approccio ironico di Sokal ha evidenziato la mancanza di principi accademici o di credibilità nei campi della teoria critica e degli studi culturali.
Osservando i titoli delle riviste presenti agli incontri annuali delle grandi associazioni accademiche statunitensi, l’infiltrazione comunista, nelle scienze sociali negli ultimi decenni, è evidente. La Modern Language Association, la più grande di queste società, conta circa venticinquemila membri, composti principalmente da professori e studiosi nel campo della ricerca e dell’istruzione linguistica moderna. Oltre diecimila persone partecipano alla conferenza annuale dell’associazione.
Gran parte degli articoli elencati sul sito web dell’associazione rientrano nel quadro ideologico del Marxismo, della Scuola di Francoforte, della decostruzione, del Post-strutturalismo e di altre teorie devianti. Altri articoli presentano il Femminismo, lo studio di tematiche omosessuali, la politica dell’identità e altre tendenze radicali. Organizzazioni simili, compresa l’American Sociological Association, riflettono tematiche simili, anche se in misure diverse.
Nelle università americane alcuni corsi umanistici sono obbligatori, indipendentemente dalla specializzazione dello studente; è una tradizione nell’educazione umanistica. Oggi, i corsi obbligatori sono per lo più tenuti da professori nei settori della letteratura, Storia, filosofia e scienze sociali. Lo studioso americano Thomas Sowell ha notato che i corsi obbligatori, come implica il termine, non lasciano agli studenti alcuna alternativa di scelta. I professori che insegnano tali corsi il più delle volte usano la loro aula come opportunità per diffondere le loro ideologie di Sinistra, servendosi del voto per spingere gli studenti ad accettare le loro opinioni. Gli studenti che osano sfidare il punto di vista di uno di questi professori sono puniti con un voto più basso[49]. Il punto di vista marxista di questi professori, nell’ambito delle scienze sociali, non solo corrompe gli studenti, ma influenza negativamente quasi tutto il corpo studentesco.
Gli studenti universitari chiedono di essere rispettati come se fossero degli adulti, ma le loro conoscenze ed esperienze pratiche sono limitate. Nell’ambiente relativamente chiuso dell’Università, pochi tra loro possono sospettare che rinomati professori possano approfittare della loro fiducia, con lo scopo di infondere in loro una serie di ideologie e valori completamente sbagliati e dannosi. I genitori pagano tasse scolastiche costose per permettere ai loro figli di padroneggiare conoscenze e competenze da usare per trovare il loro posto nella società. Come potrebbero immaginare che anni preziosi nella vita dei loro figli vengano utilizzati per trasformarli in seguaci di ideologie radicali che li influenzeranno per il resto della loro vita?
I giovani, generazione dopo generazione, sono entrati in un sistema educativo di questo tipo: pesantemente influenzato dallo Spettro del Comunismo. Studiando i libri di testo scritti dalla Sinistra e interiorizzando le loro teorie deviate, accelerano di fatto il declino della cultura, della morale e dell’umanità stessa.
h. L’Università della “Rieducazione”: lavaggio del cervello e corruzione della moralità
A partire dagli anni ’80, con la diffusione dell’ideologia marxista all’interno dell’Università, la politica dei poli universitari si è concentrata sempre più sul prevenire commenti “offensivi”, specialmente quando rivolti alle donne o alle minoranze etniche. Secondo il ricercatore americano Donald Alexander Downs, dal 1987 al 1992, circa trecento Università negli USA hanno attuato politiche per regolare la libertà di parola, creando un sistema paralegale che proibisce l’utilizzo di un linguaggio ritenuto offensivo, quando si tratta di certi gruppi e argomenti “sensibili”[50].
Coloro che sostengono questi divieti possono avere nobili intenzioni, ma le loro azioni portano a un risultato ridicolo, dato che un numero sempre maggiore di persone rivendica il diritto a non essere offeso. Anche se tale diritto non esiste secondo la legge, l’influenza del Marxismo culturale ha permesso a chiunque di ritenersi parte di un gruppo “oppresso”: che sua per l’appartenenza culturale, per la discendenza familiare, per il colore della pelle, per il genere o l’orientamento sessuale, e così via. Il personale amministrativo delle varie università ha costantemente riservato un trattamento privilegiato a coloro che dichiarano essere vittime di qualcosa.
Secondo la logica marxista gli oppressi — da un punto di vista morale — hanno sempre ragione, in ogni circostanza. Molte persone non osano mettere in discussione l’autenticità di questa o quella rivendicazione. Questa logica assurda si basa sulla distorsione dei criteri utilizzati per valutare la moralità. Con l’intensificarsi delle identità e dei sentimenti di gruppo — nel Leninismo e nello Stalinismo questo fenomeno è considerato un alto livello di coscienza di classe — e persone abbandonano inconsciamente gli standard tradizionali per giudicare bene e male, sostituendoli con il pensiero di gruppo. Questo si è manifestato soprattutto negli stati comunisti totalitari, dove il proletariato è “oppresso”, quindi le uccisioni degli “oppressori” (proprietari terrieri e imprenditori) vengono giustificate.
La tendenza a ritenere, in modo arbitrario, un certo linguaggio offensivo o discriminatorio è iniziata a causa di alcuni intellettuali marxisti che hanno fabbricato una serie di nuovi concetti così da ampliare la definizione di discriminazione. Tra questi troviamo opinioni come “micro-aggressioni”, “attenzione: contenuti offensivi”, “spazi sicuri” e così via. I dirigenti universitari hanno di riflesso introdotto politiche corrispondenti e corsi obbligatori, come la formazione alla sensibilità e alla diversità.
La “micro aggressione” si riferisce a un’offesa non verbale presente nella vita quotidiana: i presunti colpevoli potrebbero essere completamente inconsapevoli delle implicazioni delle loro azioni. Questo tipo di offesa o ignoranza involontaria è etichettata come “insensibilità” — il Leninismo o lo Stalinismo lo considererebbero un basso livello di coscienza sociale.
I corsi sulla cosiddetta formazione alla sensibilità sono diventati un aspetto importante, durante il periodo di ambientamento riservato alle matricole che entrano all’Università. Agli studenti viene comunicato quello che non si può dire e quali vestiti non si possano indossare, così da non commettere una micro aggressione, violando perciò le norme universitarie.
In alcune università, la frase “Benvenuti in America” non può essere pronunciata: potrebbe essere vista come discriminazione e considerata una micro aggressione. Potrebbe offendere gruppi etnici che storicamente hanno subìto un trattamento ingiusto negli Stati Uniti, come i nativi americani, gli africani, i giapponesi e i cinesi. La frase potrebbe ricordare loro le umiliazioni subìte dai loro antenati.
Di seguito alcune dichiarazioni facenti parte di una lunga lista, ritenute micro aggressioni dall’Università della California: “Gli Stati Uniti sono un melting pot” (discriminazione razziale), “Gli Stati Uniti sono una terra piena di opportunità” e “Uomini e donne hanno le stesse possibilità di successo” (negando il genere o la disuguaglianza etnica). Le micro aggressioni sono motivo di disciplina amministrativa, in quanto impediscono la creazione di “spazi sicuri”.
Un caso tipico di micro aggressione si è verificato nella Purdue University a Indianapolis, nell’Indiana. Uno studente bianco ha violato l’ordinanza sulle molestie razziali perché stava leggendo un libro intitolato Notre Dame vs. the Klan: How the Fighting Irish Defeated the Ku Klux Klan [Notre Dame contro il Klan: come gli irlandesi hanno sconfitto il Ku Klux Klan]. L’immagine di copertina — una foto di un incontro del Ku Klux Klan — offese un altro studente. L’ufficio amministrativo dell’Università concluse che leggendo quel libro lo studente aveva violato le regole relative alla discriminazione razziale. In seguito alla reazione dello studente e il supporto di alcuni gruppi, l’Università fece marcia indietro, considerando lo studente non colpevole[52].
La formazione alla sensibilità e la formazione alla diversità possono essere paragonabili ai programmi di rieducazione che hanno avuto luogo nell’ex Unione Sovietica e in Cina. Lo scopo della rieducazione è quello di rafforzare i concetti di classe: La borghesia e i proprietari terrieri (in modo analogo ai maschi bianchi) devono riconoscere il loro peccato originale, in quanto membri della classe oppressiva, mentre i gruppi presumibilmente oppressi devono poter sviluppare una “corretta” comprensione della “cultura borghese”. Il lavoro svolto serve a rimuovere quella che viene chiamata “oppressione interiorizzata”, così che gli oppressi possano giungere a riconoscere la loro condizione di sfruttati. Tutto molto simile a come l’educazione femminista insegna alle donne a considerare la femminilità tradizionale come un costrutto del patriarcato.
Seguendo l’analisi marxista delle classi sociali, il piano personale è visto come politico: si considera sbagliato cercare di comprendere un problema dal punto di vista dell’oppressore. Pertanto, per riformare la visione del mondo e attuare completamente il programma marxista, le parole e le azioni che negano l’oppressione di classe o la lotta di classe vengono punite severamente. La formazione sulla sensibilità serve a far trasparire pienamente “l’ingiustizia sociale”, così da riorientare il punto di vista dei gruppi oppressi (donne, minoranze etniche, omosessuali, ecc.).
Nel 2013, la Northwestern University richiese a tutti gli studenti di completare un corso sulla diversità prima di potersi laureare. Secondo le istruzioni della scuola, dopo il completamento del corso di studi, gli studenti sarebbero stati in grado di «espandere la loro capacità di pensare in modo critico» (imparando a distinguere una classe sociale), «riconoscere la propria posizione in un sistema ingiusto» (riconoscendo la componente di classe) e «rivedere i propri poteri e privilegi» (per mettersi nei panni della classe “oppressa”)[53].
Un altro esempio è il programma di rieducazione ideologica iniziato nel 2007 presso l’Università del Delaware. Definito come un “trattamento” per correggere gli atteggiamenti e le convinzioni scorrette, questo programma è stato reso obbligatorio per 7.000 studenti. Il suo obiettivo dichiarato è quello di far accettare agli studenti prospettive prestabilite su temi come politica, etnie, genere e ambientalismo.
Nelle Università, agli assistenti, è richiesto di parlare individualmente con ogni studente e di fornire loro questionari con domande relative a quale etnia e genere preferirebbero avere un appuntamento sentimentale. L’obiettivo è di rendere gli studenti più aperti agli incontri al di fuori del proprio gruppo etnico.
Un altro esempio: un’assistente ha chiesto a una studentessa il momento in cui aveva scoperto la sua identità di genere (in contrapposizione al suo sesso biologico); quando la studentessa ha risposto che non era qualcosa che riguardasse l’assistente, quest’ultima l’ha denunciata all’amministrazione dell’Università[54].
Questo indottrinamento politico di massa non solo ha confuso gli standard relativi ai valori morali, ma ha anche rafforzato notevolmente l’egoismo e l’individualismo. Ciò che i giovani studenti imparano è che possono usare i sentimenti politicizzati di un certo gruppo (la politica d’identità) per perseguire i propri desideri individuali. Semplicemente presentando sé stessi come facenti parte di un gruppo che si suppone sia soggetto a oppressione, sono in grado di accusare e minacciare gli altri, che siano i professori o i datori di lavoro, il che appare utile per arrivare a ottenere un beneficio personale. Quando le opinioni altrui non sono in linea con le proprie, vengono viste come un’offesa e possono essere denunciate all’Università. Il risultato che si ottiene è quello di limitare il diritto di parola di queste persone. Quando le opinioni espresse all’interno delle pubblicazioni degli studenti conservatori sono considerate spiacevoli, si può ritenere appropriato che tali pubblicazioni vengano date alle fiamme.
Sentirsi offesi, o meno, è una questione soggettiva, riguarda i propri sentimenti. Eppure, al giorno d’oggi, anche i sentimenti sono vagliati attraverso prove oggettive. Si è raggiunto il punto in cui i professori universitari devono costantemente menare il can per l’aia. Recentemente negli Stati Uniti, molti studenti richiedono ai professori di annunciare la presenza di “contenuti offensivi”, prima di iniziare la lezione: alcuni argomenti potrebbero causare reazioni emotive negative. Negli ultimi anni, anche opere come Il mercante di Venezia di Shakespeare e Le metamorfosi dell’antico poeta romano Ovidio, sono finite nella lista che contiene “materiale sensibile”. Alcune Università raccomandano addirittura di evitare il più possibile le opere che potrebbero provocare emozioni negli studenti[55].
Per molti studenti cresciuti in questo tipo di ambiente è facile sentirsi feriti nell’orgoglio, e cercano di fare di tutto per evitarlo. L’identità di gruppo (un’altra versione della “coscienza di classe” predicata dal Comunismo) promossa nelle Università, porta gli studenti a ignorare l’esistenza di un proprio pensiero indipendente e di quello che comporti la responsabilità personale. Come gli studenti radicali degli anni ’60 — che sono diventati oggigiorno i loro professori — questi studenti sono contro la tradizione. Si abbandonano alla promiscuità sessuale, alla dipendenza da alcol e all’abuso di droghe. Le loro conversazioni sono piene di imprecazioni. Eppure, sotto il guscio del disprezzo per le convenzioni mondane ci sono cuori e anime fragili, incapaci di sopportare il minimo colpo o battuta d’arresto, per non parlare di assumersi reali responsabilità.
L’educazione tradizionale promuove l’autocontrollo, il pensiero indipendente, il senso di responsabilità e il comprendere gli altri. Lo Spettro del Comunismo ha lavorato incessantemente affinché i membri delle future generazioni abbandonino completamente qualsiasi condotta morale, così da diventare servitori del Comunismo stesso, che potrà poi comandare apertamente su tutto il mondo.
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Note Bibliografiche
[1] Robby Soave, “Elite Campuses Offer Students Coloring Books, Puppies to Get Over Trump,” Daily Beast,
https://www.thedailybeast.com/elite ̶campuses ̶offer ̶students ̶coloring ̶books ̶puppies ̶to ̶get ̶over ̶trump.
[2] Elizabeth Redden, “Foreign Students and Graduate STEM Enrollment,” Inside Higher Ed, October 11, 2017, https://www.insidehighered.com/quicktakes/2017/10/11/foreign ̶students ̶and ̶graduate ̶stem ̶enrollment.
[3] G. Edward Griffin, Deception Was My Job: A Conversation with Yuri Bezmenov, Former Propagandist for the KGB, (American Media, 1984).
[4] Scott Jaschik, “Professors and Politics: What the Research Says,” Inside Higher Ed, February 27, 2017, .
[5] Ibid.
[6] Ibid.
[7] Ibid.
[8] “The Close ̶Minded Campus? The Stifling of Ideas in American Universities,” American Enterprise Institute website, June 8, 2016, https://www.aei.org/events/the ̶close ̶minded ̶campus ̶the ̶stifling ̶of ̶ideas ̶in ̶american ̶universities/.
[9] Fred Schwartz and David Noebel, You Can Still Trust the Communists… to Be Communists (Socialists and Progressives too) (Manitou Springs, Colo.: Christian Anti ̶Communism Crusade, 2010), 2–3.
[10] Zygmund Dobbs, “American Fabianism,” Keynes at Harvard: Economic Deception as a Political Credo. (Veritas Foundation, 1960), Chapter III.
[11] Robin S. Eubanks, Credentialed to Destroy: How and Why Education Became a Weapon (2013), 26.
[12] Walter Williams, More Liberty Means Less Government: Our Founders Knew This Well (Stanford: Hoover Institution Press, 1999), 126.
[13] David Macey, “Organic Intellectual,” The Penguin Dictionary of Critical Theory (London: Penguin Books, 2000), 282.
[14] Karl Marx, “Theses On Feuerbach” (Marx/Engels Selected Works, Volume One), 13–15.
[15] Bruce Bawer, The Victims’ Revolution: The Rise of Identity Studies and the Closing of the Liberal Mind (New York: Broadside Books, 2012), Chapter 1.
[16] Ibid.
[17] Franz Fanon, The Wretched of the Earth, trans. Constance Farrington (New York: Grove Press, 1963), 92.
[18] Jean Paul Sartre, “Preface,” The Wretched of the Earth, by Franz Fanon, 22.
[19] Roger Kimball, Tenured Radicals: How Politics Has Corrupted Our Higher Education, revised edition (Chicago: Ivan R. Dee, 1998), 25–29.
[20] Jonathan Culler, Literary Theory: A Very Short Introduction (Oxford: Oxford University Press, 1997), 4.
[21] Fredrick Jameson, The Political Unconscious: Narrative as a Socially Symbolic Act (Ithaca, NY: Cornell University Press, 1981), Chapter 1.
[22] Roger Kimball, “An Update, 1998,” Tenured Radicals: How Politics Has Corrupted Our Higher Education, 3rd Edition (Chicago: Ivan R. Dee, 2008), xviii.
[23] Karl Marx, “The German Ideology” (Progress Publishers, 1968).
[24] “Most Cited Authors of Books in the Humanities, 2007,” Times Higher Education, https://www.uky.edu/~eushe2/Bandura/BanduraTopHumanities.pdf.
[25] Joshua Phillip, “Jordan Peterson Exposes the Postmodernist Agenda,” The Epoch Times, June 21, 2017, .
[26] Roger Kimball, “The Perversion of Foucault,” The New Criterion, March 1993, https://www.newcriterion.com/issues/1993/3/the ̶perversions ̶of ̶m ̶foucault.
[27] David Horowitz and Jacob Laksin, One Party Classroom (New York: Crown Forum, 2009), 51.
[28] Ibid., 51–52.
[29] Bawer, The Victims’ Revolution: The Rise of Identity Studies and the Closing of the Liberal Mind, Chapter 3.
[30] Horowitz and Laksin, One Party Classroom, 3.
[31] David Horowitz, The Professors: The 101 Most Dangerous Academics in America (Washington D.C.: Regnery Publishing, Inc., 2013), 84–5.
[32] Horowitz and Laksin, One Party Classroom, 212.
[33] David Horowitz, Indoctrinate U.: The Left’s War against Academic Freedom (New York: Encounter Books, 2009), Chapter 4.
[34] Ibid.
[35] Horowitz and Laksin, One Party Classroom, 1–2
[36] Quoted from http://www.azquotes.com/author/691 ̶Bill_Ayers.
[37] Horowitz, The Professors: The 101 Most Dangerous Academics in America, 102.
[38] “Who Won the Civil War? Tough Question,” National Public Radio, November 18, 2014, .
[39] “Summary of Our Fading Heritage: Americans Fail a Basic Test on Their History and Institutions,” Intercollegiate Studies Institute Website, https://www.americancivicliteracy.org/2008/summary_summary.html.
[40] “Study: Americans Don’t Know Much About History,” July 17, 2009, https://www.nbclosangeles.com/news/local/Study ̶Americans ̶Dont ̶Know ̶About ̶Much ̶About ̶History.html.
[41] Howard Zinn, A People’s History of the United States (New York: Harper Collins, 2003).
[42] Horowitz, The Professors: The 101 Most Dangerous Academics in America, 74.
[43] Dinesh D’ Souza, Illiberal Education: The Politics of Race and Sex on Campus (New York: The Free Press, 1991), 71.
[44] Paul Samuelson, “Foreword,” in The Principles of Economics Course, eds. Phillips Saunders and William B. Walstad (New York: McGraw ̶Hill College, 1990).
[45] Alan D. Sokal, “Transgressing the Boundaries: Toward a Transformative Hermeneutics of Quantum Gravity,” Social Text No. 46/47 (Spring–Summer, 1996), 217–252.
[46] Alan D. Sokal, “A Physicist Experiments with Cultural Studies,” Lingua Franca (June 5, 1996). Available at http://www.physics.nyu.edu/faculty/sokal/lingua_franca_v4/lingua_franca_v4.html.
[47] Alan D. Sokal, “Parody,” “All Things Considered,” National Public Radio, May 15, 1996, https://www.npr.org/templates/story/story.php?storyId=1043441.
[48] Alan D. Sokal, “Revelation: A Physicist Experiments with Cultural Studies,” in Sokal Hoax: The Sham That Shook the Academy, ed. The Editors of Lingua Franca (Lincoln, NE: University of Nebraska Press, 2000), 52.
[49] Thomas Sowell, Inside American Education: The Decline, The Deception, The Dogma (New York: The Free Press, 1993), 212–213.
[50] Donald Alexander Downs, Restoring Free Speech and Liberty on Campus (Oakland, CA: Independent Institute, 2004), 51.
[51] Eugene Volokh, “UC Teaching Faculty Members Not to Criticize Race ̶Based Affirmative Action, Call America ‘Melting Pot,’ and More,” The Washington Post, June 16, 2015, https://www.washingtonpost.com/news/volokh ̶conspiracy/wp/2015/06/16/uc ̶teaching ̶faculty ̶members ̶not ̶to ̶criticize ̶race ̶based ̶affirmative ̶action ̶call ̶america ̶melting ̶pot ̶and ̶more/?utm_term=.c9a452fdb00f.
[52] “Victory at IUPUI: Student ̶Employee Found Guilty of Racial Harassment for Reading a Book Now Cleared of All Charges,” Foundation for Individual Rights in Education, https://www.thefire.org/victory ̶at ̶iupui ̶student ̶employee ̶found ̶guilty ̶of ̶racial ̶harassment ̶for ̶reading ̶a ̶book ̶now ̶cleared ̶of ̶all ̶charges/.
[53] “Colleges Become Re ̶Education Camps in Age of Diversity,” Investor’s Business Daily, https://www.investors.com/politics/editorials/students ̶indoctrinated ̶in ̶leftist ̶politics/.
[54] Greg Lukianoff, “University of Delaware: Students Required to Undergo Ideological Reeducation,” Foundation for Individual Rights in Education, https://www.thefire.org/cases/university ̶of ̶delaware ̶students ̶required ̶to ̶undergo ̶ideological ̶reeducation/.