Capitolo 7 (Parte II): La distruzione della famiglia
Indice dei contenuti
Introduzione
5. Come il Comunismo distrugge la famiglia in Occidente
a. La promozione della Liberazione sessuale
b. La propaganda femminista e il rifiuto della famiglia tradizionale
• L’ideologia comunista dietro il movimento femminista
• I risultati del movimento femminista: famiglie distrutte, degenerazione del rapporto uomo-donna e confusione di ruoli
c. Come il Comunismo danneggia la famiglia attraverso l’omosessualità
d. Promozione del divorzio e dell’aborto
e. I sussidi pubblici come strumento di incoraggiamento della famiglia monoparentale
f. La promozione di una cultura degenerata
6. Come il Partito Comunista Cinese distrugge la famiglia
a. La separazione delle famiglie in nome dell’uguaglianza
b. L’uso della lotta politica per creare conflitto tra marito e moglie
c. Aborti forzati per controllare la popolazione
7. Le conseguenze dell’aggressione del Comunismo alla famiglia
Note bibliografiche
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5. Come il Comunismo distrugge la famiglia in Occidente
Le tendenze ideologiche dello Spettro del Comunismo hanno origine nel XIX secolo; dopo un secolo di trasformazione ed evoluzione in Occidente, negli anni ’60 del XX secolo emersero anche negli Stati Uniti d’America.
Negli anni ‘60, influenzati e incoraggiati dal Marxismo e da varie altre ideologie di estrema Sinistra, apparvero movimenti sociali e culturali manipolati dallo Spettro del Comunismo. Tra questi spiccano la Controcultura hippie, la Sinistra radicale, i movimenti femminista e per la liberazione sessuale. Questi movimenti sociali attaccarono ferocemente il sistema politico americano, il suo sistema di valori tradizionali e il tessuto sociale.
Gli stessi movimenti si diffusero rapidamente anche in Europa, modificando il modo in cui le persone guardavano alla famiglia, alla sessualità e ai valori culturali; crescevano di importanza anche i movimenti per i diritti degli omosessuali. La confluenza di queste forze portò all’indebolimento dei valori della famiglia occidentale, al declino dell’istituzione della famiglia tradizionale e della sua centralità nella vita sociale.
Allo stesso tempo, l’instabilità sociale innescò una serie di nuovi problemi, tra cui la proliferazione della pornografia, la diffusione delle droghe, il crollo della morale sessuale, l’aumento del tasso di criminalità giovanile e l’aumento del numero dei cittadini dipendenti dai sussidi pubblici.
a. La promozione della Liberazione sessuale
La Liberazione sessuale (altrimenti nota come “Rivoluzione sessuale”) ha avuto origine negli Stati Uniti negli anni ‘60 e si è diffusa rapidamente nel resto del mondo, colpendo in modo devastante i valori morali tradizionali, in particolare i valori familiari e quelli legati alla sfera sessuale e non per caso: lo Spettro ha programmato di utilizzare la Liberazione sessuale contro le società occidentali.
Il movimento per l’“amore libero” spianò infatti la strada a una graduale erosione e disintegrazione dei valori familiari tradizionali: il concetto stesso di “amore libero”, viola la morale sessuale tradizionale e sostiene che qualsiasi attività sessuale sia permessa e svincolata da qualsiasi regola sociale. In questa prospettiva, le attività sessuali individuali, tra cui il matrimonio, l’aborto e l’adulterio, non dovrebbero essere limitate dalla legge, né soggette a sanzioni sociali.
L’espressione “amore libero” proviene dai seguaci di Charles Fourier e del socialista cristiano John Humphrey Noyes. In tempi più recenti, i principali promotori delle idee sulla libertà sessuale sono in gran parte socialisti o persone profondamente influenzate dal pensiero socialista: tra i pionieri del movimento “amore libero” in Gran Bretagna figura il filosofo socialista Edward Carpenter, uno dei primi attivisti per i diritti degli omosessuali.
Il più famoso sostenitore del movimento omosessuale, il filosofo britannico Bertrand Russell, era un socialista dichiarato e membro della Società fabiana. Apertamente a favore del sesso prematrimoniale ed extraconiugale, Russell sosteneva che la moralità non deve limitare la spinta istintiva dell’uomo verso il piacere.
In Francia, il principale precursore del movimento “amore libero” fu Émile Armand, inizialmente un anarco-comunista che in seguito si era spostato sul Comunismo utopico di Fourier. Armand fondò il cosiddetto “Anarchismo individualista” francese (che rientra nella più ampia categoria del Socialismo), sostenendo la promiscuità, l’omosessualità e la bisessualità.
Anche in Australia, il pioniere dell’”amore libero” è stato un anarco-socialista, Chummy Fleming.
L’amore libero visse però una vera e propria esplosione in America con Playboy, la famosa rivista erotica fondata nel 1953. Il periodico stampava il proprio contenuto a colori su carta patinata, così da dare l’impressione di essere differente dal tipico materiale pornografico (generalmente di bassa qualità e volgare) e suggerire di essere caratterizzato da una sorta di impronta “artistica”.
Il risultato è che Playboy venne considerato un prodotto di “alta qualità” ed adatto al tempo libero: per oltre 50 anni ha diffuso indisturbato la tossina della libertà sessuale in tutto il mondo, mettendo sotto assedio la morale e le percezioni tradizionali sulla sessualità.
A metà del XX secolo, con la diffusione della popolarità della cultura hippie e l’accettazione dell’amore libero, la Rivoluzione sessuale divenne, quindi, un fatto ufficiale.
Il termine “Rivoluzione sessuale” è stato coniato da Wilhelm Reich, comunista tedesco fondatore della psicoanalisi comunista. Reich unì il Marxismo con la psicoanalisi freudiana, sostenendo che il primo liberasse il popolo dalla oppressione economica ed il secondo dalla repressione sessuale. Tra i capostipiti della teoria sulla liberazione sessuale non va poi dimenticato Herbert Marcuse della Scuola di Francoforte: durante il movimento di controcultura occidentale degli anni ’60, il suo slogan “fate l’amore, non fate la guerra” portò il concetto di liberazione sessuale a radicarsi profondamente negli individui.
Alfred Kinsey un biologe dell’Indiana University, pubblicò due trattati che ebbero grande risonanza, Il comportamento sessuale dell’uomo nel 1948, e Il comportamento sessuale della donna nel 1953. Le opere di Kinsey, assieme alla diffusione dei contraccettivi orali, portò la nozione di liberazione sessuale a diffondersi a macchia d’olio in tutto l’Occidente. Vale la pena ricordare come studiosi contemporanei abbiano rilevato dati statistici distorti nel lavoro di Kinsey, così come esagerazioni, eccessive semplificazioni e altri travisamenti che possono essere attribuiti al suo pensiero politico-ideologico: Kinsey voleva dimostrare che il sesso extraconiugale e il sesso omosessuale fossero qualcosa di comune, al fine di spingere la società ad accettare questi fenomeni come normali[1].
Un obiettivo che è stato centrato in pieno: in breve tempo, l’essere “sessualmente liberato” divenne di moda e, tra i giovani, la promiscuità divenne un fatto normale al punto che gli adolescenti che ammettevano di essere vergini venivano ridicolizzati dai coetanei.
Negli Stati Uniti, tra chi ha compiuto 15 anni tra il 1954 e il 1963 (la generazione degli anni ’60), l’82 per cento aveva avuto rapporti sessuali prematrimoniali prima dei 30 anni»[2].
Nel 2010, le donne che si sposavano per la prima volta ed erano ancora “vergini” ammontavano a circa il 5 per cento; circa il 18 per cento di loro aveva già avuto 10 o più partner sessuali prima del matrimonio[3].
Oggi la società è satura di sesso, a partire dal mondo culturale e dalla letteratura fino al cinema, alla pubblicità e, ovviamente, alla televisione.
b. La propaganda femminista e il rifiuto della famiglia tradizionale
- L’ideologia comunista dietro il movimento femminista
Il movimento femminista è un altro degli strumenti usati dallo Spettro del Comunismo per distruggere la famiglia.
Quando ebbe inizio in Europa nel XVIII secolo, il movimento femminista (noto anche come Prima ondata femminista) richiedeva che le donne avessero diritto allo stesso trattamento degli uomini in materia di istruzione, lavoro e politica.
Durante la fase della Prima ondata femminista, la nozione di famiglia tradizionale aveva ancora una solida base nella società; il movimento femminista non aveva ancora sfidato direttamente la famiglia tradizionale: Anche le principali promotrici femministe come Mary Wollstonecraft nell’Inghilterra del XVIII secolo, l’americana Margaret Fuller nel XIX secolo e l’inglese John Stuart Mill nel XIX secolo riconoscevano che, in generale, una volta sposate le donne avrebbero dovuto dare priorità alla famiglia. Esse vedevano consideravano l’ambiente della famiglia come il più indicato per poter sviluppare il potenziale femminile, e che le donne avrebbero dovuto migliorare la propria condizione per il bene della famiglia, ad esempio svolgendo attività come l’educazione dei figli e la gestione della casa e dei possedimenti. Nel pensiero protofemminista, era però presente la nozione che alcune donne speciali e particolarmente talentuose, non dovessero essere limitate dalla società ma “lasciate libere di dare espressione ai propri talenti”, anche nella misura in cui questi “talenti” potessero generare competizione con gli uomini.
Il centro del movimento femminista si spostò dall’Europa agli Stati Uniti verso la metà del XIX secolo. Dopo gli anni ’20, quando in molti Paesi il diritto di voto delle donne venne sancito per legge, la Prima ondata si ritirò gradualmente e, negli anni successivi, con l’impatto della Grande Depressione e della Seconda guerra mondiale, il movimento femminista, di fatto depose le armi.
Negli stessi anni, lo Spettro comunista iniziava a seminare i semi della distruzione per attaccare il matrimonio tradizionale e l’etica sessuale: i primi socialisti utopici nel XIX secolo posero le basi per i movimenti femministi radicali moderni. François Marie Charles Fourier, il cosiddetto “padre del Femminismo”, dichiarò infatti che il matrimonio trasforma le donne in proprietà privata, mentre Robert Owen malediceva il matrimonio come fosse il male assoluto.
Le idee di questi socialisti utopici vennero ereditate e sviluppate dalle femministe delle generazioni successive: Frances Wright nel XIX secolo ereditò le idee di Fourier per sostenere la libertà sessuale femminile; Anna Wheeler, attivista femminista britannica, fece suo il pensiero di Owen, condannando ferocemente il matrimonio poiché – a suo modo di vedere – aveva trasformato le donne in schiave. Anche le attiviste femministe socialiste svolsero un ruolo importante nel movimento del XIX secolo: tra le pubblicazioni femministe più influenti in Francia in quel periodo vi erano La Voix des Femmes, La Femme Libre, (poi ribattezzata in La Tribune des Femmes) e La Politique des Femmes. Chi fondò queste riviste altri non furono che seguaci di Fourier o di Henri de Saint-Simon, “l’avvocato” della modernità.
Mentre il primo periodo di sviluppo dei movimenti per i diritti delle donne procedeva a pieno ritmo, lo Spettro del Comunismo lavorava per introdurre nella società ideologie contrapposte ai concetti tradizionali di famiglia e matrimonio, aprendo la strada al nascente movimento femminista.
La Seconda ondata femminista iniziò negli Stati Uniti alla fine degli anni ’60 e si diffuse in Europa occidentale e settentrionale, per poi espandersi rapidamente in tutto l’Occidente.
Alla fine degli anni ’60, inoltre, la società americana e tutto l’Occidente attraversarono un periodo estremamente travagliato, per effetto delle contestazioni (spesso violente) del movimento per i diritti civili, del movimento contro la guerra di Vietnam e a causa di varie tendenze sociali radicali. Il Femminismo, approfittando di queste circostanze uniche, emerse come un movimento ancor più radicale, diventando estremamente popolare.
Le fondamenta della Seconda ondata femminista sono da ritrovarsi nel libro La mistica della femminilità di Betty Friedan (del 1963) e nell’Organizzazione Nazionale per le Donne, finanziata sempre dalla Friedan.
Utilizzando la prospettiva di una casalinga della periferia borghese, Betty Friedan criticava aspramente il tradizionale ruolo familiare delle donne, sostenendo che l’immagine tradizionale di una casalinga felice, contenta e gioiosa sarebbe un mito forgiato dalla società patriarcale: l’ambiente suburbano tipico della classe media statunitense era «un comodo campo di concentramento» per le donne americane, e che le donne istruite avrebbero dovuto rifiutare il senso di realizzazione dato dal sostenere il proprio marito ed educare i figli per realizzare il proprio valore al di fuori della famiglia[4].
Qualche anno più tardi l’Organizzazione Nazionale delle Donne cadde nelle mani di femministe radicali, le quali svilupparono le idee della Friedan: era loro convinzione che le donne fossero state oppresse dal patriarcato fin dall’antichità ed attribuivano alla famiglia le colpe maggiori dell’oppressione subita dalle donne. Per cambiare la situazione, proponevano la completa trasformazione del sistema sociale e della cultura tradizionale; una lotta da portare avanti in tutte le questioni umane (economia, istruzione, cultura e famiglia) così da raggiungere l’uguaglianza femminile.
La divisione della società in oppressori e oppressi, per poter poi giustificare la lotta in nome della “liberazione e dell’uguaglianza”, è esattamente l’essenza del Comunismo: il Marxismo classico classifica i gruppi umani in base allo status economico, mentre i movimenti neo-femministi classificano gli individui in base al genere.
Betty Friedan, tuttavia, non era (come scriveva nel proprio libro) una casalinga della classe media, gravata dalle faccende domestiche. Tutt’altro: Daniel Horowitz, docente dello Smith College del Massachusetts ed autore di una biografia sulla Friedan pubblicata nel 1998, dal titolo Betty Friedan and the Making of The Feminine Mystique [Betty Friedan e la realizzazione della mistica della femminilità], rivela che la Friedan, usando il cognome da nubile Betty Goldstein, era stata un’attivista socialista radicale dagli anni dell’università fino agli anni Cinquanta; tra i suoi “ruoli” spiccava quello di giornalista professionista, (meglio propagandista), per diversi sindacati radicali nell’orbita del Partito Comunista degli Stati Uniti.
David Horowitz, ex militante di sinistra (non parente dell’avvocato Daniel Horowitz) ha esaminato gli articoli pubblicati dalla Friedan per capirne lo sviluppo ideologico[5]. Da aggiungere che la Friedan fece parte della Lega della Gioventù Comunista durante i suoi studi presso l’Università di Berkeley, chiedendo anche di entrare a far parte del Partito Comunista degli Stati Uniti in due distinte occasioni. Judith Hennesee, sua biografa autorizzata, la definì una marxista[6].
La studiosa americana Kate Weigand ha dedicato un libro a questo argomento: Red Feminism: American Communism and the Making of Women’s Liberation [Femminismo rosso: il Comunismo americano e la realizzazione della mistica della femminilità]. L’autrice sottolinea come il Femminismo negli Stati Unit,i tra l’inizio del XX secolo e gli anni ‘60, fosse tutt’altro che un movimento pacifico. Durante questo periodo un gran numero di scrittrici femministe di formazione comunista (ad esempio Susan Anthony, Eleanor Flex, Gerda Lerner, Eve Merriam) aprirono la strada alla Seconda ondata femminista. Già nel 1946, infatti, Susan Anthony applicava il metodo analitico marxista per tracciare un’analogia tra l’uomo bianco che opprime l’uomo nero e il maschio che opprime la femmina; a causa dell’inizio del Maccartismo, tuttavia, queste scrittrici evitarono di menzionare le proprie radici ideologiche comuniste[7].
In Europa l’autrice socialista francese Simone de Beauvoir pubblicò il saggio Il secondo sesso, dando il via alla frenesia che accompagnò la Seconda ondata femminista nel Vecchio continente. Nel 1941 insieme al filosofo comunista Jean-Paul Sartre e ad altri scrittori, fondò l’organizzazione socialista clandestina “Socialismo e Libertà”. Con l’aumento della sua fama all’interno del Femminismo, nel 1960 la de Beauvoir dichiarò di non credere più nel Socialismo e di essere solo femminista: «Donna non si nasce, lo si diventa» fu una delle sue più famose dichiarazioni, con la quale sosteneva che, sebbene il sesso sia determinato da caratteristiche fisiologiche, il genere è un concetto psicologico auto-percepito, formatosi sotto l’influenza della socialità umana.
Per la de Beauvoir l’indole di obbedienza, sottomissione, affetto e maternità sono tutte caratteristiche derivate da un “mito” accuratamente progettato dal patriarcato per opprimere le donne. Per lei le donne avrebbero dovuto liberarsi dalle catene delle nozioni tradizionali e realizzarsi in modo incontrollato.
Questa mentalità è il nucleo primordiale delle attuali e deleterie nozioni relative all’omosessualità, bisessualità, transgenderismo e simili. Dagli anni ‘60, diverse ideologie femministe si sono alternate, tutte con lo stesso punto di vista: le donne sono vittime dell’oppressione del patriarcato. Un’oppressione attuata attraverso l’istituzione della famiglia tradizionale: la famiglia è quindi un ostacolo alla realizzazione della parità femminile[8].
La de Beauvoir sosteneva, infatti, che le donne fossero controllate e limitate dai mariti tramite l’istituto del matrimonio, che l’autrice francese riteneva disgustoso quanto la prostituzione. Simone de Beauvoir rifiutò infatti di sposarsi e mantenne un “rapporto aperto” col filosofo Sartre (il quale, secondo la stessa linea ideologica, ebbe sempre rapporti sessuali con altre donne).
Il punto di vista della de Beauvoir sul matrimonio è lo standard tra le femministe radicali contemporanee. Questo genere di legami caotici con rapporti sessuali liberi, ricalcano perfettamente la “comunanza della moglie” ideata da Charles Fourier, antesignano del comunismo utopico nel XIX secolo.
• I risultati del movimento femminista: famiglie distrutte, degenerazione del rapporto uomo-donna e confusione di ruoli
Il Femminismo è ormai prevalente in tutti gli aspetti della società. Da un sondaggio condotto dall’Università di Harvard nel 2016, emerge infatti che circa il 59 per cento delle donne condivide valori di stampo femminista.
Una delle principali visioni del Femminismo contemporaneo è che, tralasciando le differenze fisiologiche negli organi riproduttivi maschili e femminili, tutte le altre differenze fisiche e psicologiche tra uomini e donne, comprese le divergenze di comportamento e personalità, siano dei meri costrutti socioculturali.
Secondo questa logica, uomini e donne dovrebbero essere completamente uguali in tutti gli aspetti della vita e della società. Tutte le manifestazioni di “disuguaglianza” tra i due sessi sarebbero il risultato di una cultura e di una società oppressiva e sessista.
Ad esempio, il numero di uomini che lavorano come dirigenti in grandi aziende, di accademici di alto livello nelle maggiori università e di alti funzionari governativi supera di gran lunga la percentuale di donne in posizioni analoghe.
Molte femministe ritengono che questo sia causato principalmente dalla discriminazione sessuale, ma un confronto corretto può essere valido solo se si considera l’effetto complessivo di fattori come le abilità individuali, gli orari di lavoro, l’etica lavorativa, eccetera. Raggiungere posizioni di alto livello, inoltre, spesso richiede un impegno di lungo termine ad alta intensità: sacrificare il tempo libero, le serate e i fine settimana, gestire emergenze all’improvviso, viaggiare frequentemente, eccetera, tanto per citare solo alcuni fra i numerosi sacrifici necessari per una carriera di successo.
Nel caso della donna, la maternità tende a interrompere la carriera; inoltre, la donna è naturalmente più incline a trascorrere tempo con la famiglia ed i figli, invece di dedicarsi completamente al lavoro.
Chi ricopre posizioni di alto livello, poi, tende ad avere una personalità “forte”, mentre le donne tendono ad essere più gentili e più armoniose.
Queste sono le ragioni principali per cui le donne occupano una percentuale più bassa di posizioni di alto livello.
Le femministe, però, considerano tali tendenze innate femminili (la gentilezza, l’essere orientate verso la famiglia ed i figli) come tratti imposti loro da una società sessista, al punto che secondo loro queste differenze dovrebbero essere modificate dal governo, tramite assistenza sociale e sussidi pubblici[9].
Il Femminismo contemporaneo, infatti, non può tollerare alcuna spiegazione che giustifichi le disuguaglianze tra uomini e donne basata sulle naturali differenze fisiologiche e psicologiche tra uomini e donne: ogni colpa deve invariabilmente essere attribuita al condizionamento sociale e alla moralità tradizionale.
Nel 2005, Lawrence Summers, presidente dell’Università di Harvard, intervenne durante una conferenza; la discussione riguardava i motivi per i quali le donne abbiano meno probabilità degli uomini di insegnare materie scientifiche e matematiche nelle migliori università. Summers parlò della richiesta di 80 ore settimanali per ricoprire queste posizioni e che gli orari di lavoro sono spesso imprevedibili; quelle sono ore che la maggior parte delle donne riserverebbe per la famiglia. In aggiunta, il presidente di Harvard suggerì che tra uomini e donne ci potrebbero semplicemente essere delle differenze nelle competenze, quando si tratta di scienze avanzate e matematica. Nonostante le sue affermazioni fossero fondate su diversi studi ufficiali e validi da un punto di vista scientifico, Summers divenne il bersaglio di proteste lanciate dall’Organizzazione Nazionale per le Donne, che lo accusò di sessismo, chiedendone la rimozione. Summers venne poi duramente criticato dalla stampa e fu costretto a scusarsi pubblicamente per le sue dichiarazioni. In seguito, stanziò 50 milioni di dollari per progetti legati all’aumento della diversità di genere all’interno di Harvard[10].
Nel 1980, la rivista Science pubblicò uno studio che mostrava come gli studenti delle scuole medie avessero differenze significative nelle loro capacità di ragionamento matematico, con i ragazzi che si comportavano meglio delle ragazze[11].
Uno studio successivo mise a confronto i punteggi tra maschi e femmine nelle prove di matematica presenti nel SAT [un test attitudinale standardizzato usato negli Stati Uniti per l’ammissione all’università; il punteggio massimo per ogni area è 800]. Il risultato dello studio fu che i maschi avevano quattro volte più probabilità di raggiungere un punteggio superiore a 600 rispetto alle femmine; il divario diventa ancora più ampio alla soglia dei 700 punti, dove il numero dei maschi è 13 volte superiore a quello delle femmine[12].
Lo stesso gruppo di ricercatori ripetè lo studio nel 2000, scoprendo che quelli che avevano ottenuto punteggi eccellenti nella sezione della matematica, sia maschi che femmine, tendevano a laurearsi in campo scientifico e matematico, dicendosi soddisfatti dei loro risultati. Le argomentazioni di Lawrence Summers erano dunque supportate da dati scientifici.
Gli attacchi subiti da Summers nel 2005 rispecchiano le politiche di rieducazione utilizzate dai regimi comunisti per reprimere i dissidenti; nonostante le cause della “disuguaglianza” criticata dalle femministe non fossero state determinate, riuscirono a imporre la “parità” spingendo per un aumento della “diversità”, cioè assicurando un maggior numero di docenti di genere femminile nel campo della matematica e delle scienze.
Come si è già avuto modo di argomentare ampiamente, i legami tra Femminismo e Socialismo sono evidenti; Alexis de Tocqueville, diplomatico e politologo francese del XIX secolo disse: «Democrazia e Socialismo non hanno nulla in comune se non una parola: uguaglianza. Ma notate la differenza: mentre la democrazia cerca l’uguaglianza nella libertà, il Socialismo cerca l’uguaglianza nel controllo e nella servitù[13]».
Naturalmente, nulla di quanto qui analizzato è inteso a dimostrare che gli uomini siano in qualche modo superiori alle donne per intelligenza o abilità: si afferma semplicemente il fatto che i talenti degli uomini e delle donne si manifestano in modo diverso. I tentativi deliberati di eliminare le differenze tra i sessi, oltre ad essere contrari al buon senso, impediscono agli uomini e alle donne di realizzare i rispettivi potenziali.
Anche se le ragioni delle disparità psicologiche ed intellettuali tra uomini e donne possono non essere immediatamente evidenti, negare le differenze fisiche e riproduttive è del tutto impossibile.
Nella visione tradizionale, sia in Oriente che in Occidente, gli uomini sono figure protettive: appare normale, ad esempio, che il corpo dei vigili del fuoco sia composto in larga parte da uomini. Le femministe, tuttavia, credendo nell’assoluta uguaglianza tra uomini e donne, esigono che le donne assumano compiti tradizionalmente maschili, con risultati imprevedibili. Nel 2005, i Vigili del Fuoco di New York accettarono una donna tra i loro ranghi, senza richiederle di superare le regolari prove fisiche, che comportano l’effettuare mansioni di routine portando addosso bombole di ossigeno e altre attrezzature per un peso di oltre 20 chili; altri vigili del fuoco espressero la loro preoccupazione al riguardo, sostenendo che i colleghi non in grado di soddisfare gli standard avrebbero inevitabilmente creato pericoli, sia per il resto della squadra che per i cittadini.
Il dipartimento dei Vigili del Fuoco fu tuttavia costretto ad arruolare la donna per evitare una causa, visto che i gruppi femministi avevano puntato il dito contro i severi requisiti fisici del dipartimento per giustificare la bassa percentuale di donne presenti[14].
A Chicago si verificò una cosa simile ed il corpo dei Vigili del Fuoco fu costretto ad abbassare gli standard delle selezioni, così da assumere un maggior numero di donne.
Restando nel mondo anglosassone, anche in Australia sono presenti delle quote di genere: maschi e femmine devono essere assunti in numero uguale. Per soddisfare questa richiesta, i requisiti fisici sono molto diversi per uomini e donne, nonostante si tratti dello stesso tipo di lavoro, pericoloso e stressante.
Questa illogica crociata in nome della “parità dei risultati” non si è fermata qui e le “quote rosa” forzate hanno creato diversi attriti tra vigili del fuoco uomini e donne: le donne riferivano come i colleghi maschi le accusassero di non essere qualificate né competenti; i gruppi femministi sfruttarono la situazione denunciando atti di bullismo e di pressione psicologica a vantaggio dell’ennesima battaglia nella loro crociata per l’uguaglianza[15].
Questa incoerenza è un tipico elemento nei piani dello Spettro comunista: sfidando un presunto “patriarcato” (in realtà i valori morali sociali tradizionali) il Femminismo attacca la famiglia tradizionale nell’ambito della lotta di classe contro il sistema capitalista.
In ogni cultura tradizionale è dato per scontato che, ovviamente, gli uomini siano maschili e le donne femminili: gli uomini si devono assumere la responsabilità della famiglia e della comunità, tutelando le donne e i bambini; una struttura sociale che il Femminismo attacca accusandola di conferire presunti “vantaggi” ingiusti agli uomini e limitando le donne. Per questo, il Femminismo rifiuta comportamenti come lo spirito di cavalleria o le maniere da gentiluomo: in un mondo femminista, gli uomini a bordo del Titanic non avrebbero sacrificato il loro posto sulle scialuppe di salvataggio offrendo ai passeggeri di sesso femminile la possibilità di sopravvivere.
La crociata del Femminismo contro il patriarcato non ha risparmiato nemmeno il mondo dell’istruzione: nel 1975 un tribunale della Pennsylvania era al lavoro su una causa contro la Federazione scolastica sportiva della Pennsylvania. La sentenza del tribunale impose alle scuole che tutte le attività fisiche dovessero includere sia maschi che femmine, compresi sport come la lotta e il football americano. Da notare come alle ragazze non venne permesso di rifiutare di praticare quegli sport portando il proprio genere come “giustificazione”[16].
Nel libro The War Against Boys: How Feminism Is Harming Our Young Men, [La guerra contro i maschi, come il Femminismo sta danneggiando i nostri ragazzi], pubblicato nel 2013, la studiosa americana Christina Hoff Sommers sostiene che la mascolinità sia sotto attacco[17]. L’autrice prende come esempio la Scuola superiore di Aeronautica nel quartiere del Queens a New York, che accetta principalmente studenti provenienti da famiglie a basso reddito. La scuola ha portato questi bambini a raggiungere alti standard nei risultati accademici: secondo il periodico US News & World Report è una delle migliori scuole superiori in America.
L’istituto si è specializzato nell’insegnamento di progetti pratici, come la costruzione di aerei elettrici e non dovrebbe sorprendere che il corpo degli studenti sia prevalentemente maschile. Le ragazze, pur formando una percentuale minore di studenti, conseguono risultati notevoli e si guadagnano il rispetto di compagni di studi ed insegnanti.
Nonostante i risultati raggiunti, la scuola ha dovuto affrontare critiche crescenti e minacce di azioni legali da parte di organizzazioni femministe che chiedono una maggiore presenza femminile tra gli studenti. Nel 2010, la fondatrice del National Women’s Law Center (associazione no profit in difesa dei diritti delle donne) fece un duro intervento durante una conferenza alla Casa Bianca, citando la Scuola di Aeronautica del Queens come un caso di «isolamento di genere» e dicendo di non avere «intenzione di riposare sugli allori» fino a quando non avesse ottenuto «la parità assoluta».
Per le femministe, far crescere i ragazzi con tratti maschili quali indipendenza e senso dell’avventura e incoraggiare le ragazze ad essere gentili, premurose e orientate alla famiglia non è altro che oppressione e disuguaglianza sessista.
Il Femminismo moderno sta costringendo la società ad un futuro senza differenze di genere, attaccando le caratteristiche psicologiche e gli elementi specifici maschili e femminili. Un’imposizione che sta portando conseguenze particolarmente gravi ai bambini ed ai giovani in età formativa: le previsioni sono che un numero crescente di bambini e ragazzi diventi in futuro omosessuale, bisessuale o transessuale, un fenomeno già in corso in alcuni Paesi europei, dove sempre più bambini dicono di essere nati nel corpo sbagliato. Nel 2009, il Gender Identity Development Service, una clinica per lo sviluppo dell’identità di genere con sede a Londra, ricevette 97 richieste di cambio di sesso; nel 2017, la stessa clinica ha registrato oltre 2.500 richieste[18].
La società tradizionale considera il parto e l’educazione dei bambini come un sacro dovere della donna stabilito da Dio; negli annali dell’Oriente e dell’Occidente, dietro ogni grande eroe c’è sempre una grande madre. Il Femminismo rifiuta questa tradizione, come oppressione patriarcale ed aspettarsi che le donne siano responsabili dell’educazione dei propri figli è, per il Femminismo, un esempio chiave di questa oppressione.
La letteratura femminista contemporanea condanna infatti la maternità e la vita coniugale come situazioni monotone, noiose e insoddisfacenti. Il pregiudizio di questa visione è evidente se si considerano le vite personali di femministe famose: quasi tutte soffrono di relazioni o matrimoni falliti o sono senza figli.
La diffusione del Femminismo ha dato il via a una serie di nozioni del tutto ridicole: da chi insiste sul fatto che gli affari personali siano eventi politici e quindi vede i conflitti di genere come guerre, a chi considera gli uomini come parassiti che schiavizzano la mente e il corpo delle donne, fino a chi descrive i bambini come un ostacolo per le donne nel raggiungimento del loro pieno potenziale e quindi identifica le radici di questa “oppressione” nella struttura familiare.
Il Femminismo moderno, infatti, proclama apertamente come proprio scopo quello di distruggere la famiglia tradizionale.
Dichiarazioni come le seguenti rendono bene l’idea:
«La condizione preliminare per la liberazione della donna è la fine del sistema matrimoniale»[19];
«La scelta di servire ed essere protetta, e di pianificare una vita familiare è una scelta che non dovrebbe esistere»[20];
«Non possiamo distruggere le disuguaglianze tra uomo e donna finché non distruggeremo il matrimonio»[21].
I movimenti femministi sostengono di aver risolto dei presunti problemi sociali, mentre di fatto stanno promuovendo la degenerazione morale e distruggendo le relazioni umane in nome della “liberazione”.
Secondo Sylvia Ann Hewlett, economista americana e specialista sugli studi di genere, il Femminismo moderno è la principale causa dell’elevato numero di famiglie monoparentali, mentre il divorzio consensuale è una comoda via d’uscita per quegli uomini che vogliono sfuggire alle proprie responsabilità. Ironia della sorte, l’attacco che il Femminismo ha lanciato alla struttura familiare, distrugge proprio quello che per la maggior parte delle donne sarebbe un “porto sicuro”, in grado di garantire loro felicità e sicurezza.
Il cosiddetto “divorzio breve”, infatti, non serve ad “emancipare” le donne: alcuni studi hanno rilevato che il 27 per cento delle donne divorziate vive al di sotto della soglia di povertà, una percentuale tre volte superiore a quella degli uomini divorziati[22].
Lo Spettro del Comunismo non si preoccupa affatto dei diritti delle donne ma, semplicemente, sfrutta il Femminismo come strumento per distruggere la famiglia e corrompere l’Umanità.
c. Come il Comunismo danneggia la famiglia attraverso l’omosessualità
Il movimento lesbico-gay-bisessuale-transessuale (altrimenti noto con l’acronimo LGBT) è strettamente associato al Comunismo fin dai suoi primi utopisti, che consideravano l’omosessualità come un vero e proprio diritto dell’essere umano.
Poiché che il Comunismo dichiara di voler far emancipare l’individuo dal giogo della morale tradizionale, la sua ideologia sostiene i presunti diritti LGBT come parte del suo programma di “liberazione sessuale”. Molti tra i sostenitori della liberazione sessuale sostengono fermamente anche l’omosessualità e sono comunisti, o comunque ne condividono le loro opinioni.
Il primo movimento LGBT al mondo fu avviato da alti esponenti del Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD) attorno al 1890: sotto la guida di Magnus Hirschfeld, questa organizzazione politica promosse l’omosessualità come un avvenimento “naturale” e persino come un atto “morale”. Nel 1897 Hirschfeld fondò il Comitato Scientifico-Umanitario (Wissenschaftlich-humanitäres Komitäres KomiteeWhK), per sostenere la causa LGBT e dare il via alla prima campagna pubblica.
Nel 1895, quando lo scrittore britannico Oscar Wilde venne indagato per la sua relazione sessuale con un altro uomo, l’SPD fu l’unica organizzazione ad ergersi in sua difesa; Eduard Bernstein, leader del SPD, propose un disegno di legge per abrogare la legge che vietava la sodomia.
Uno degli esempi più radicali di liberazione sessuale dell’epoca proviene tuttavia dalla Russia post-Rivoluzione d’Ottobre: le politiche sessuali rivoluzionarie sovietiche (come già esposto in questo capitolo) abolirono il divieto dei rapporti omosessuali, rendendo l’Unione Sovietica il Paese più “liberale” della Terra.
Traendo ispirazione dal lavoro di Hirschfeld e del suo Comitato, Henry Gerber fondò nel 1924 l’Associazione per i Diritti Umani, la prima organizzazione americana in difesa dei diritti di lesbiche, omosessuali, bisessuali e transessuali. L’Associazione ebbe tuttavia vita breve, poiché molti membri furono arrestati subito dopo la sua costituzione.
Nel 1950, il comunista americano Harry Hay fondò l’Associazione Mattachine nella sua residenza di Los Angeles. L’organizzazione fu il primo gruppo LGBT ad avere influenza negli Stati Uniti e crebbe fino a distribuire pubblicazioni proprie.
Nel 1957, la zoologa Evelyn Hooker dichiarò che dalle sue ricerche non risultassero differenze tra uomini omosessuali ed eterosessuali. Il suo lavoro divenne la principale “base scientifica” utilizzata per giustificare l’omosessualità (la Hooker aveva legami con un membro dell’Associazione Mattachine, che l’aveva spinta ad attivarsi in favore dell’omosessualità) ma la scientificità del suo studio venne criticata, poiché aveva esaminato unicamente soggetti provenienti dalle fila dell’Associazione Mattachine. [23]
Negli anni ‘60 del XX secolo, cavalcando l’onda della liberazione sessuale e del movimento hippie, la causa omosessuale raggiunse il grande pubblico: nel 1971, l’Organizzazione Nazionale per le Donne, un’importante organizzazione femminista americana, dichiarò il suo sostegno ai diritti omosessuali; nel 1974, l’Associazione Psichiatrica Americana (APA) utilizzò le ricerca di Evelyn Hooker come argomento principale al fine della rimozione dell’omosessualità dalla lista dei disturbi mentali; durante le votazioni, tale decisione fu osteggiata dal 39 per cento dei membri dell’APA (si era quindi lontani dall’unanimità).
Nel 1997, il Congresso Nazionale Africano del Sudafrica approvò per la prima volta al mondo una costituzione che riconosceva l’omosessualità come un diritto umano. Il Congresso, d’altronde, è membro dell’Internazionale Socialista (un tempo ramo della ormai dismessa Seconda Internazionale) e da sempre sostiene l’omosessualità.
Tra le presunte prove scientifiche che attualmente circolano largamente a sostegno dell’omosessualità quale comportamento “normale”, figura il Report of the Task Force on Appropriate Therapeutic Responses to Sexual Orientation (Rapporto sulle appropriate risposte teraupetiche all’orientamento sessuale), commissionato nel 2009 dall’Associazione Psichiatrica Americana ad un gruppo di lavoro appositamente costituito. Il dottor Robert Kinney è un ricercatore che ha criticato le “prove scientifiche” utilizzate per rendere i comportamenti sessuali “normali”. Kinney fa notare che sei dei sette membri del gruppo di ricerca che avrebbe poi redatto il rapporto erano omosessuali o bisessuali, tra i quali il presidente del gruppo; lo studio non può essere quindi considerato scientificamente neutrale[24].
Al giorno d’oggi, infatti, lo standard di “adattamento”, supportato dagli “esperti” queer e dai sostenitori del movimento omosessuale è ampiamente utilizzato dall’APA per valutare altri disturbi psicologici della sfera sessuale, come la pedofilia.
L’APA definisce come pedofilo un adulto che si senta intensamente eccitato o che abbia fantasie sessuali alla vista di un bambino, indipendentemente dal fatto che a questi impulsi seguano delle azioni. Finché si è in grado di dimostrare “adattamento” sociale, l’orientamento sessuale del pedofilo deve essere considerato “normale”. Ciò vale a dire: quando i pedofili provano vergogna, conflitti interiori o un qualche tipo di pressione psicologica, solo allora la pedofilia viene considerata un disturbo.
L’utilizzo di questo genere di standard per formulare diagnosi mediche è completamente in contrasto con i normali valori umani: secondo l’Associazione Psichiatrica Americana, quindi, una persona che si vergogni e si senta in colpa per avere impulsi inaccettabili è malata di mente; mentre una persona che dichiari di essere a suo agio nell’avere gli stessi impulsi, è considerata sana.
David Thorstad, trotskista e membro del Partito Comunista degli Stati Uniti, ha fondato la North American Man/Boy Love Association [Associazione Nordamericana per L’amore tra Uomo/Bambino]. Un’altra figura importante del movimento LGBT americano e promotore della pedofilia è il famoso comunista dichiarato Allen Ginsberg. Tra le altre grandi organizzazioni che promuovono la pedofilia vi è stata la Childhood Sensuality Circle [Il circolo per la sensualità infantile], fondata in California nel 1971 dai discepoli del comunista tedesco e pioniere della liberazione sessuale Wilhelm Reich.
Il vaso di Pandora è quindi già aperto: secondo lo standard di adattamento presente nell’odierna psicologia, varie perversioni sessuali sostenute dal socialista utopico Charles Fourier – tra cui l’incesto, il matrimonio di gruppo e i rapporti sessuali con animali – possono essere considerate normali stati psicologici.
L’unione divina tra marito e moglie è stata distorta e snaturata per includere le coppie dello stesso sesso. Di conseguenza, l’applicazione degli stessi disvalori (se non fermata) porterà alla conseguenza che famiglie create dall’incesto e “matrimoni” tra tra esseri umani e animali possono essere legalizzati.
Lo Spettro del Comunismo sta riducendo l’Uomo al livello della Bestia, privandolo di ogni residuo standard etico e della morale che sono propri di un essere umano; tutto questo affinché l’Umanità venga, alla fine, distrutta.
Il movimento LGBT, la liberazione sessuale ed il Femminismo hanno totalmente messo sotto assedio la struttura familiare e la morale umana oltraggiando il matrimonio umano tradizionale deciso da Dio per l’Umanità.
d. Promozione del divorzio e dell’aborto
Prima del 1969, le leggi sul divorzio negli Stati Uniti erano basate sui valori religiosi tradizionali. Per poter prendere in considerazione il divorzio, era necessario che fosse provata la colpa di uno o di entrambi i coniugi.
La religione diffusa in tutto l’Occidente insegna che il matrimonio è predisposto da Dio e che una famiglia stabile porti benefici al marito, alla moglie, ai figli e a tutta la società. Per questo motivo, la Chiesa e le leggi nazionali una volta sottolineavano l’importanza di mantenere il matrimonio unito, tranne che in presenza di circostanze attenuanti. A partire dagli anni ’60, tuttavia, l’ideologia della Scuola di Francoforte si è diffusa in tutto l’Occidente, prendendo di mira la forma del matrimonio tradizionale.
In questa ascesa di “valori” modernisti, il danno maggiore è causato dal Liberalismo e dal Femminismo. Il Liberalismo rifiuta la natura divina del matrimonio, riducendo la sua definizione ad un mero contratto tra due persone. Il Femminismo vede, invece, la famiglia tradizionale come uno strumento patriarcale finalizzato ad opprimere la donna.
Il divorzio, quindi, venne promosso come passo indispensabile per liberare la donna dall’essere “oppressa” all’interno di un matrimonio infelice, o per avviarla ad una vita piena di emozioni ed avventure.
Questa nuova mentalità, negli Stati Uniti innanzitutto, portò alla legalizzazione del divorzio senza addebito di colpa, permettendo ad entrambi i coniugi di sciogliere il matrimonio per qualsiasi motivo: il tasso di divorzio crebbe rapidamente negli anni ’70. Per la prima volta nella storia americana, la maggior parte dei matrimoni iniziarono a finire non per la morte di uno dei coniugi ma a causa dei loro disaccordi. Tra le coppie sposatesi per la prima volta negli anni ’70, quasi la metà avrebbe poi divorziato.
Il divorzio ha effetti profondi e duraturi sui bambini. Michael Reagan, figlio adottivo dell’ex presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, descrive così la separazione dei suoi genitori: «Il divorzio è il momento in cui due adulti prendono tutto ciò che conta per un bambino – la casa, la famiglia, la sicurezza e la sensazione di essere amati e protetti – e lo distruggono, abbandonando i cocci rotti sul pavimento e lasciando il bambino da solo, a raccoglierli» [25].
Inizialmente, la discussione sulla legalizzazione dell’aborto si limitava a circostanze specifiche come lo stupro, l’incesto o problemi di salute della donna. Attualmente, la promozione del “diritto all’aborto”, altro non è se non l’ennesimo metodo usato dallo Spettro per distruggere l’essere umano.
I sostenitori della liberazione sessuale credono che il sesso non dovrebbe essere limitato ai confini del matrimonio e, poiché una gravidanza indesiderata rappresenta un ostacolo a questo stile di vita (i contraccettivi non sempre funzionano), i promotori del sesso libero risolvono il problema con la legalizzazione del diritto all’aborto.
Durante la conferenza internazionale delle Nazioni Unite su popolazione e sviluppo tenutasi al Cairo nel 1994, è stato apertamente stabilito che i “diritti riproduttivi” siano un diritto umano naturale, compreso il diritto ad una «vita sessuale soddisfacente e sicura», il che include la possibilità di poter abortire a piacimento[26]. Le femministe hanno lanciato degli slogan del tipo «l’utero mio me lo gestisco io» (in Italia) e «Il mio corpo, i miei diritti» (negli USA) per sostenere il diritto delle donne di far nascere o di poter uccidere il bimbo che portano in grembo. In questo modo, il dibattito si è esteso dall’iniziale confronto sulla legalizzazione dell’aborto esclusivamente in circostanze speciali, al dare a ogni donna il potere di porre unilateralmente fine ad una vita umana.
Lo Spettro seduce in modo diabolico l’individuo al fine di farlo cedere al desiderio sessuale mentre, al contempo, ricorre al Femminismo e alla libertà sessuale per promuovere un vero e proprio massacro di bambini non ancora nati. Non solo, quindi, spinge gli esseri umani a commettere crimini mostruosi ma li porta anche ad abbandonare la tradizionale consapevolezza che la vita sia sacra.
e. I sussidi pubblici come strumento di incoraggiamento della famiglia monoparentale
Nel 1965, solo il 5 per cento dei bambini nati aveva per madre una donna non sposata[27]. Allora, si dava ancora per scontato che i bambini crescessero conoscendo il proprio padre biologico.
Nel 2010, il 40 per cento delle donne partorienti non erano sposate e, dal 1965 al 2012[28]. Il numero di famiglie monoparentali in America è passato da 3,3 milioni a 13 milioni [29] e, nonostante alcuni padri siano in qualche modo “rimasti in casa” (attraverso la convivenza o sposandosi successivamente con la madre del bambino), la maggior parte dei figli nati da madri single sono cresciuti senza il padre.
I padri rappresentano indiscutibilmente un modello per i figli: insegnano ai maschi come essere uomini e mostrano alle femmine ad essere rispettate come è giusto che sia.
I bambini soffrono molto l’assenza dei padri: le ricerche effettuate in America, dimostrano come i bambini cresciuti senza padre spesso mostrino una bassa autostima e tendano a saltare e/o abbandonare la scuola più frequentemente, con tassi del 71 per cento. Molti fanno uso di droghe, entrano a far parte di gang criminali e commettono crimini di vario genere. In questo senso, i risultati degli studi sono oggettivamente impressionanti: l’85 per cento dei giovani in carcere ed il 90 per cento dei senza tetto sono cresciuti senza padre. Esperienze sessuali precoci, gravidanze in età adolescenziale e promiscuità sono poi situazioni comuni, senza considerare che le persone cresciute senza il padre hanno 40 volte più probabilità di commettere reati sessuali rispetto al resto della popolazione[30].
Il Brookings Institution è considerato uno tra i più prestigiosi think tank statunitensi per essere in grado di bilanciare diversi punti di vista: è infatti equamente citato sia dai repubblicani che dai democratici. L’organizzazione, devota tra le altre cose a migliorare le opportunità di vita degli americani, dà tre consigli chiave per i giovani che cerchino di sfuggire alla povertà: prendere il diploma di scuola superiore; lavorare a tempo pieno; aspettare fino ai 21 anni per sposarsi ed avere figli. Statisticamente parlando, solo il 2 per cento degli americani che soddisfano queste condizioni vive in povertà, mentre il 75 per cento di essi è considerato membro della classe media[31].
In altre parole, completare gli studi, trovare lavoro, sposarsi all’età adatta ed avere figli all’interno del matrimonio è il modo più efficace per diventare un adulto responsabile e capace di vivere una vita sana e produttiva.
La maggior parte delle madri single si affidano ad enti di beneficenza governativi. Uno studio della Heritage Foundation, realizzato utilizzando dati statistici dettagliati, dimostra come la politica di assistenza pubblica (fortemente sostenuta dal Femminismo) incoraggi in realtà la creazione di famiglie monoparentali, al punto che le coppie sposate vengono penalizzate, ricevendo meno benefici assistenziali[32]. In pratica, lo Stato sta sostituendo la figura del padre con i sussidi pubblici.
Le politiche di welfare, quindi, non aiutano le famiglie che versano in condizioni di povertà: al contrario, sostengono semplicemente un numero sempre maggiore di famiglie monoparentali. Essendo, tuttavia, i figli di queste famiglie a rischio di povertà, il risultato è un perverso circolo vizioso, nel quale la dipendenza dagli aiuti di Stato è costantemente in aumento.
Questo rispecchia esattamente l’obiettivo politico-sociale che lo Spettro del Comunismo mira a raggiungere: il pieno controllo su ogni aspetto della vita dell’individuo, da conseguire attraverso l’elevata tassazione e l’onnipresente presenza dello Stato.
f. La promozione di una cultura degenerata
Un articolo del 2017 del Wall Street Journal mette a confronto i giovani sposati nella fascia di età tra i 25 e i 34, basandosi sull’analisi dei dati resi pubblici dell’Ufficio centrale Anagrafe degli Stati Uniti. La conclusione dell’articolo è che nel 2000, il 55 per cento delle persone in quella fascia di età erano sposati; il 34 per cento non si erano mai sposati. Nel 2015 i numeri erano cambiati: rispettivamente 40 per cento e 53 per cento.
Negli Stati Uniti come nel resto dei Paesi occidentali i giovani tendono ad evitare il matrimonio perché, nella cultura odierna, sesso e matrimonio sono visti come completamente separati; è uno degli elementi per cui non sentono il bisogno di sposarsi [33].
In una società degenerata fino a questo punto, la tendenza generale è quella di vivere incontri superficiali, senza legami di sorta. Il sesso non ha nulla a che vedere nemmeno col semplice affetto, senza considerare aspetti fondamentali nel rapporto uomo-donna quali impegno e responsabilità. Ancora più spaventosa è, tuttavia, la moderna miriade di orientamenti sessuali. Facebook offre ben 71 diversi opzioni di orientamento sessuale, per il proprio profilo. Quando un giovane non è nemmeno in grado di capire di essere maschio o femmina, come considererà il matrimonio?
Anche qui, lo Spettro del Comunismo approfitta delle leggi umane, e dei fenomeni che si manifestano nella società, per manipolare e distrocere a proprio vantaggio i valori trasmessi agli uomini da Dio.
L’omosessualità ed altri comportamenti sessuali degenerati, erano originariamente indicati con il termine “sodomia”, un riferimento biblico alla città di Sodoma, cancellata dall’ira di Dio a causa delle depravazioni sessuali che vi venivano praticate. La parola sodomia, rappresenta tutt’oggi un monito per l’Umanità sulle conseguenze disastrose che possono colpire l’essere umano che si allontani dai principi divini. Il movimento per i diritti degli omosessuali ha lavorato duramente per appropriarsi del termine “gay”, dal significato originariamente positivo, così da indurre le persone a commettere quelli che non sono altro che peccati sempre più gravi.
Ancora: “adulterio” era un tempo un termine negativo che si riferiva ad abitudini sessuali immorali, mentre oggi, è diluito nell’asettico “rapporti sessuali extraconiugali” o “convivenza”. Nel libro La lettera scarlatta la protagonista Hester Prynne, dopo aver commesso adulterio, deve impegnarsi per crearsi una nuova vita attraverso il pentimento. Nella società di oggi, il pentimento non è più necessario: gli adùlteri possono godersi la vita, camminando orgogliosi a testa alta.
D’altro canto, la castità, considerata in passato una virtù sia nella cultura orientale che in quella occidentale, oggi è vista come un ridicolo anacronismo.
Nella dittatura del “politicamente corretto”, inoltre, è persino proibito esprimere giudizi sull’omosessualità e sulla morale sessuale: l’unica posizione accettabile è quella di rispettare la “libera scelta” altrui. Questo si applica non solo nella normale vita sociale, ma anche in tutto il mondo accademico, dove la morale è separata dalla realtà pratica.
In sintesi: la deviazione e la degenerazione sono state normalizzate. Chiunque si abbandoni alla soddisfazione illimitata dei propri desideri, quindi, non prova più alcun senso di pressione né di colpa.
Gli occidentali con meno di 50 anni sono oggi a malapena consapevoli della cultura che esisteva nella società del passato, quando quasi tutti i bambini crescevano insieme ai loro “padri biologici”; quando “gaio” (“gay” in inglese) significava semplicemente “felice”; quando gli abiti da sposa erano bianchi per riflettere la castità della donna; quando i contenuti pornografici erano del tutto vietati in TV e in radio. Tutto questo, un intero sistema di standard morali, è stato distrutto in soli 60 anni: l’operato dello Spettro ha completamente ribaltato lo stile di vita tradizionale dell’essere umano.
6. Come il Partito Comunista Cinese distrugge la famiglia
a. La separazione delle famiglie in nome dell’uguaglianza
Mao Zedong considerava le donne “l’altra metà del Cielo”, uno slogan ancora oggi usato dalle femministe in Occidente.
L’ideologia promossa in Cina dal PCC, secondo la quale uomini e donne sarebbero “uguali”, è sostanzialmente la stessa del Femminismo occidentale: in Occidente, la “discriminazione di genere” viene usata come arma per mantenere una situazione in linea col dogma di sinistra del “politicamente corretto”, mentre in Cina, sebbene differisca nella pratica, l’etichetta “sciovinismo maschile” viene usata con analogo effetto distruttivo.
L’uguaglianza di genere sostenuta dal Femminismo occidentale richiede di arrivare alla parità tra uomini e donne attraverso misure quali le “quote rosa”, la compensazione finanziaria e l’abbassamento degli standard dei test di accesso a determinate professioni (come si è già esposto a proposito dei test di ammissione al corpo dei Vigili del Fuoco in diverse città degli Stati Uniti).
Lo slogan del PCC, che vede le donne sorreggere la metà del cielo, crea l’aspettativa che le donne mostrino le stesse abilità nel medesimo lavoro svolto dalla controparte maschile, per cui le donne cinesi che ai tempi di Mao provavano a svolgere compiti per i quali non erano propriamente qualificate venivano trasformate in eroine ed insignite di titoli altisonanti come l’Ordine della Bandiera Rossa del Lavoro.
I manifesti di propaganda negli anni ’60 o ’70 ritraevano le donne come fisicamente robuste e possenti; Mao Zedong invitava con entusiasmo le donne a mettere da parte i cosmetici per far spazio alle uniformi militari. Lavorare in miniera, come taglialegna, come fabbro, come soldato in zone di guerra: ogni tipo di occupazione o ruolo era ritenuto adatto alle donne.
Il 1° ottobre 1966 il Quotidiano del Popolo pubblicò un articolo dal titolo Anche le ragazze possono macellare i maiali; nell’articolo si descriveva la storia di una ragazza di 18 anni, diventata una celebrità locale come apprendista al macello, che sosteneva come lo studio dei testi di Mao Zedong le fosse stato di aiuto per trovare il coraggio di macellare i maiali: «Se non riesci a uccidere un maiale, come potrai uccidere il nemico?[34]»
Tuttavia, anche se le donne cinesi stavano “reggendo l’altra metà del cielo”, le femministe occidentali consideravano l’uguaglianza di genere in Cina come qualcosa di ancora lontano dall’essere raggiunto; il Comitato Permanente del Politburo del PCC, ad esempio, non aveva (né ha finora) mai avuto membri di sesso femminile. Il timore dei comunisti cinesi al potere era che questo potesse incoraggiare movimenti sociali di richiesta di maggiori diritti politici. Ad esempio la democrazia; un’ovvia minaccia per il regime totalitario comandato dal Partito Comunista Cinese.
In linea con tale timore, il PCC si è sempre astenuto dal sostenere pubblicamente l’omosessualità, assumendo invece una posizione neutrale sulla questione. Tuttavia, riconoscendolo come uno strumento utile per la distruzione dell’Umanità, il PCC ha incoraggiato la diffusione dell’omosessualità in Cina, utilizzando l’influenza degli organi di propaganda del regime e della cultura popolare. A partire dal 2001, ad esempio, l’Associazione degli Psichiatri Cinesi non considera più l’omosessualità come un disturbo mentale e i mezzi di informazione usano tranquillamente il termine “gay” associato a “compagno” un termine dalla connotazione positiva. Nel 2009, il PCC ha approvato il primo evento LGBT (lo “Shanghai Pride”, durato una settimana).
Gli approcci possono variare, quindi, ma lo Spettro persegue sempre lo stesso obiettivo: abolire il modello tradizionale di famiglia secondo cui la donna deve essere una buona moglie e una madre amorevole, costringendo le donne ad abbandonare il loro carattere gentile. Così facendo si distrugge l’armonia tra forza e responsabilità, necessaria per creare e mantenere una famiglia equilibrata e crescere figli psicologicamente forti e sani.
b. L’uso della lotta politica per creare conflitto tra marito e moglie
I valori tradizionali cinesi si basano sulla moralità familiare; lo Spettro sa che il modo più efficace per minare i valori tradizionali è iniziare a sabotare i rapporti umani. Nelle continue lotte politiche che si sono susseguite nei primi decenni di dominio dei comunisti in Cina, una situazione comune era quella dei membri della stessa famiglia che si denunciavano a vicenda alle autorità. Una folle gara a chi si farà male per ultimo, così da avere l’illusione di poter migliorare la propria “condizione politica”: nel tradire i propri familiari la persona dimostrava una posizione più ferma e leale nei confronti dell’ortodossia comunista.
Nel dicembre 1966, Hu Qiaomu, segretario di Mao, venne trascinato all’Istituto per il Ferro e l’Acciaio di Pechino, dove sua figlia salì sul palco e gridò: «Spacchiamo la testa a Hu Qiaomu». Anche se alla fine Hu non è stato massacrato da sua figlia, altri non sono stati così fortunati. Nello stesso periodo, una coppia di anziani di Pechino considerata “capitalista” venne ridotta in fin di vita dalle Guardie Rosse, che costrinsero persino il figlio adolescente della coppia ad unirsi al pestaggio. L’uomo, dopo essere stato colpito alla testa subì gravi danni cerebrali permanenti[35].
Spesso, quando il Partito giudicava qualcuno come “nemico di classe, quella persona erano di fatto costretta a rinnegare la famiglia per evitare loro delle ritorsioni. Non era raro che i “nemici di classe” si suicidassero, prima di farlo dovevano però recidere ogni legame con le proprie famiglie, per evitare che il PCC li colpisse anche dopo la loro morte. Un esempio: Ye Yiqun, una studiosa di letteratura, venne perseguitata e spinta al suicidio durante la Grande rivoluzione culturale. Nella sua lettera di addio ai suoi familiari scrisse: «Da questo momento in poi, le richieste per voi sono di ascoltare risolutamente le parole del Partito, di essere inflessibili e rispettare la posizione del Partito, di riconoscere gradualmente i miei peccati, di far scaturire odio contro di me e di rompere senza riserve i nostri legami familiari[36]».
Venendo ai giorni nostri, la persecuzione contro la pratica spirituale del Falun Gong, iniziata nel 1999, è la più grande campagna politica del PCC nell’era contemporanea. Una delle strategie che il regime comunista cinese usa contro i praticanti del Falun Gong è quella di costringere le famiglie a rendersi complici della persecuzione. Il PCC impone sanzioni amministrative e finanziarie, così come intimidazioni fisiche, ai familiari dei praticanti del Falun Gong. Lo scopo da raggiungere è di indurli ad usare qualsiasi mezzo per spingere i praticanti ad abbandonare la loro fede. Il PCC arriva ad incolpare i perseguitati stessi del solo fatto di praticare il Falun Gong, sostenendo che le loro famiglie sono nei guai a causa del loro rifiuto a scendere a compromessi.
Numerosi praticanti del Falun Gong sono quindi andati incontro al divorzio o sono stati disconosciuti dai loro cari a causa di questa forma di persecuzione. Dato il gran numero di cinesi che praticavano il Falun Gong quando la persecuzione è iniziata (tra i 70 ed i 100 milioni di persone, secondo una stima del PCC stesso), il numero di famiglie distrutte dal PCC è semplicemente enorme.
c. Aborti forzati per controllare la popolazione
A seguito della vittoria delle femministe occidentali nelle loro battaglie per la legalizzazione dell’aborto, le donne cinesi si sono viste imporre l’aborto dalle politiche di pianificazione demografica del regime comunista cinese. Il massacro di massa di bambini che ne è risultato rappresenta un disastro umanitario e sociale di proporzioni indicibili.
Il PCC segue il Materialismo marxista. Ritiene quindi il parto una forma di azione produttiva non diversa dalla produzione industriale o agricola. La filosofia di pianificazione economica si estende perciò anche alla famiglia: Mao Zedong sosteneva che «L’Umanità deve controllare sé stessa ed attuare una crescita pianificata. A volte può aumentare un po’, altre volte deve fermarsi[37]».
Negli anni ’80, il regime cinese iniziò ad attuare la politica del figlio unico, utilizzando misure estreme e brutali, come dimostrano gli slogan diffusi in tutto il Paese:
«Se uno viola la legge, l’intero villaggio sarà sterilizzato»;
«Fai nascere il primo, chiudi le tube dopo il secondo, elimina il terzo e il quarto!», (variante di questo slogan era un lapidario: «Uccidere, uccidere, uccidere il terzo e il quarto!);
«Meglio un fiume di sangue piuttosto che un bambino di troppo»;
«Dieci tombe in più sono meglio di una vita in più».
Frasi di questo genere, caratterizzate da un’evidente sete di sangue, sono onnipresenti in tutta la Cina.
La Commissione per la Pianificazione Familiare punisce duramente ogni violazione della politica del figlio unico: commina pesanti multe ed ordina la demolizioni di abitazioni, aggressioni fisiche e arresti per direttissima. In alcuni luoghi, i funzionari della Commissione hanno persino annegato dei bambini gettandoli nelle risaie e non hanno dimostrato la minima pietà nemmeno per le donne in stato di gravidanza, che costringevano all’aborto benché mancassero solo pochi giorni al parto.
Secondo statistiche (incomplete) pubblicate nell’Annuario Sanitario cinese, il numero totale di aborti in Cina tra il 1971 e il 2012 è stato di almeno 270 milioni. In altre parole, oltre un quarto del miliardo di bambini nati in quel periodo sono stati uccisi dal Partito Comunista Cinese.
Una delle conseguenze più gravi della politica del figlio unico è un numero sproporzionato di neonate femmine uccise o abbandonate. Il risultato è un grave squilibrio nel rapporto tra i sessi nella fascia di età al di sotto dei 30 anni: a causa della “carenza di donne”, si stima che entro il 2020 ci saranno circa 40 milioni di uomini che non potranno sposare una donna in età fertile.
Lo squilibrio sessuale creato in Cina dal Comunismo sta, infine, innescando gravi problemi sociali come aumento degli abusi sessuali, della prostituzione, dei matrimoni combinati e della tratta delle donne.
7. Le conseguenze dell’aggressione del Comunismo alla famiglia
Marx e gli altri ideologi comunisti sostenevano l’abolizione della famiglia, utilizzando come giustificazione l’esistenza di fenomeni come l’adulterio, la prostituzione ed i figli illegittimi, nonostante il fatto che anche i comunisti stessi si rendessero colpevoli di tali azioni.
La graduale degenerazione della moralità dell’epoca vittoriana erose l’istituzione sacra del matrimonio e portò le persone ad allontanarsi dagli insegnamenti divini; mentre i comunisti istigavano le donne a violare il giuramento coniugale adducendo a giustificazione il diritto ad una presunta felicità personale.
Il risultato di questa propaganda fu, come descritto in questo capitolo, esattamente il contrario di quanto era stato sbandierato; un po’ come bere acqua di mare per cercare di dissetarsi. Il “rimedio” presentato dallo Spettro del Comunismo per porre fine alla cosiddetta “oppressione” e “disuguaglianza”, altro non è che la riduzione degli standard morali umani a livelli infernali: nel concetto di “uguaglianza” comunista, tutti marciano verso lo stesso destino, verso la distruzione.
Quanto esposto in questo capitolo è potuto accadere, e sta accadendo tutt’oggi, perché lo Spettro del Ccomunismo ha creato l’errata convinzione che il peccato non sia causato dalla degenerazione della morale, ma dall’oppressione sociale, portando gli esseri umani a credere di trovare la via d’uscita voltando le spalle alla tradizione e allontanandosi da Dio. Lo Spettro del Comunismo ha infatti sostenuto, e sostiene tutt’oggi, movimenti come quelli in difesa del Femminismo, dell’omosessualità e della liberazione sessuale, usando una retorica affascinante, infarcita di nobili ideali come “libertà” e “liberazione”.
Quello che ha causato in realtà è, invece, del tutto opposto: le donne sono state private della propria dignità, gli uomini si sono visti derubare delle proprie responsabilità e la santità della famiglia è stata calpestata, trasformando i bambini di oggi in burattini nelle mani dello Spettro del Comunismo.
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Note bibliografiche
[1] Judith A. Reisman, Ph.D.; Edward W. Eichel, Kinsey, Sex and Fraud: The Indoctrination of a People (Lafayette, Louisiana: Lochinvar-Huntington House, 1990); “Dr. Judith A. Reisman and her colleagues demolish the foundations of the two (Kinsey) reports.”; “Really, Dr Kinsey?” The Lancet, Vol. 337 (March 2, 1991): 547.
[2] L. B. Finer, “Trends in Premarital Sex in the United States, 1954–2003,” Public Health Reports 122(1) (2007): 73–78.
[3] Nicholas H. Wolfinger, “Counterintuitive Trends in the Link Between Premarital Sex and Marital Stability,” Institute for Family Studies, https://ifstudies.org/blog/counterintuitive-trends-in-the-link-between-premarital-sex-and-marital-stability.
[4] Betty Friedan, The Feminine Mystique (New York: W.W. Norton & Company, 1963).
[5] David Horowitz, Salon Magazine, January 1999, http://www.writing.upenn.edu/~afilreis/50s/friedan-per-horowitz.html
[6] Joanne Boucher, “Betty Friedan and the Radical Past of Liberal Feminism.” New Politics 9 (3). http://nova.wpunj.edu/newpolitics/issue35/boucher35.htm.
[7] Kate Weigand, Red Feminism: American Communism and the Making of Women’s Liberation (Baltimore, Maryland: Johns Hopkins University Press, 2002).
[8] Simone de Beauvoir, The Second Sex, trans. Constance Borde, Sheila Malovany-Chevallier (New York: Vintage Books, 2011).
[9] “Jordan Peterson Debate on the Gender Pay Gap, Campus Protests and Postmodernism,” Channel 4 News, (January 16, 2018). https://www.youtube.com/watch?v=aMcjxSThD54&t=781s.
[10] Alan Findermay, “Harvard Will Spend $50 Million to Make Faculty More Diverse,” New York Times, (May 17, 2005). https://www.nytimes.com/2005/05/17/education/harvard-will-spend-50-million-to-make-faculty-more-diverse.html
[11] C. P. Benbow and J. C. Stanley, “Sex Differences in Mathematical Ability: Fact or Artifact?” Science, 210 (1980):1262–1264.
[12] C. Benbow, “Sex Differences in Ability in Intellectually Talented Preadolescents: Their Nature, Effects, and Possible Causes,” Behavioral and Brain Sciences 11(2) (1988): 169–183.
[13] Friedrich Hayek, The Road to Serfdom (Chicago: University of Chicago Press, 1994).
[14] Susan Edelman, “Woman to Become NY Firefighter Despite Failing Crucial Fitness Test,” New York Post, (May 3, 2015). https://nypost.com/2015/05/03/woman-to-become-ny-firefighter-despite-failing-crucial-fitness-test/.
[15] Una Butorac, “These Female Firefighters Don’t Want a Gender Quota System,” The Special Broadcasting Service, (May 24, 2017). https://www.sbs.com.au/news/the-feed/these-female-firefighters-don-t-want-a-gender-quota-system.
[16] Commonwealth of Pennsylvania, by Israel Packel, Attorney General, v. Pennsylvania Interscholastic Athletic Association (March 19, 1975).
[17] Christina Hoff Sommers, The War Against Boys: How Misguided Feminism Is Harming Our Young Men (New York: Simon & Schuster, 2013).
[18] Simon Osbone, “Angry Parents Blame New NHS Guidelines for Rise in Children Seeking Sex Changes,” The Daily and Sunday Express, (October 30, 2017). https://www.express.co.uk/news/uk/873072/Teenage-gender-realignment-schoolchildren-sex-change-nhs-tavistock-clinic-camhs.
[19] Declaration of Feminism. Originally distributed in June of 1971 by Nancy Lehmann and Helen Sullinger of Post Office Box 7064, Powderhorn Station, Minneapolis, Minnesota 55407 (November 1971)
[20] Vivian Gornick, as quoted in The Daily Illini (April 25, 1981).
[21] Robin Morgan, Sisterhood Is Powerful: An Anthology of Writings From the Women’s Liberation Movement (New York: Vintage, 1970), 537.
[22] Darlena Cunha, “The Divorce Gap,” The Atlantic, https://www.theatlantic.com/business/archive/2016/04/the-divorce-gap/480333/.
[23] Hilary White, “The Mother of the Homosexual Movement – Evelyn Hooker, Ph.D.,” The Life Site News, (July 16, 2007). https://www.lifesitenews.com/news/the-mother-of-the-homosexual-movement-evelyn-hooker-phd
[24] Robert L. Kinney, III, “Homosexuality and Scientific Evidence: On Suspect Anecdotes, Antiquated Data, and Broad Generalizations,” Linacre Quarterly 82(4) (2015): 364–390.
[25] Phyllis Schlafly, Who Killed The American Family? WND Books, (Nashville, Tenn. (2014)
[26] “Programme of Action of the International Conference on Population and Development,” International Conference on Population and Development (ICPD) in Cairo, Egypt, (5–13 September 1994).
[27] The Vice Chairman’s Staff of the Joint Economic Committee at the Request of Senator Mike Lee, “Love, Marriage, and the Baby Carriage: The Rise in Unwed Childbearing,” https://www.lee.senate.gov/public/_cache/files/3a6e738b-305b-4553-b03b-3c71382f102c/love-marriage-and-the-baby-carriage.pdf.
[28] Ibid.
[] Robert Rector, “How Welfare Undermines Marriage and What to Do About It,” Heritage Foundation Report, (November 17, 2014). https://www.heritage.org/welfare/report/how-welfare-undermines-marriage-and-what-do-about-it
[29] Schlafly, Who Killed The American Family?
[30] Ron Haskins, “Three Simple Rules Poor Teens Should Follow to Join the Middle Class,” Brookings, (March 13, 2013). https://www.brookings.edu/opinions/three-simple-rules-poor-teens-should-follow-to-join-the-middle-class/
[31] Rector, “How Welfare Undermines Marriage and What to Do About It.”
[32] Mark Regnerus, “Cheap Sex and the Decline of Marriage,” The Wall Street Journal (September 29, 2017). https://www.wsj.com/articles/cheap-sex-and-the-decline-of-marriage-1506690454
[33] Yang Meiling, “Girls Can Slaughter Pigs Too,” People’s Daily (October 1 1966).
[34] Yu Luowen, My Family: My Brother Yu Luoke, World Chinese Publishing (2016).
[35] Ye Zhou, “The Last Decade of Ye Yiqun,” Wenhui Monthly no. 12 (1989).
[36] Pang Xianzhi, Jin Chongji, Biography of Mao Zedong (1949–1976), Central Party Literature Press, (Beijing 2003).